venerdì 31 maggio 2013

Venceremos

Espiro lentamente attraverso le narici. L'odore dell'alcol sale attraverso i miei polmoni e porta all'attenzione dei miei centri olfattivi un lieve odore di vodka alla menta.
Sbevazzare è sempre piuttosto interessante.
Seguito a lavorare (quando sono sobrio),
a dormire, e fra questi due momenti a vivacchiare.
Esco per cena e mi trovo a parlare di lavoro mentre sul lavoro, per non parlare di lavoro, mi trovo a parlare di quello che farei se non stessi lavorando.
Spezzo il circolo vizioso investendo 1 euro nel giuoco del superenalotto, "sperando" di portare a casa qualche decina di milioni di euro in modo da permettermi di "realizzare" ciò che vorrei.
Cioè non lavorare, dormire fino a tardi, fare il cazzo che voglio e che mi piace fare (ultimamente la lista non è poi così lunga).
però non vinco mai
charlieboy

venerdì 3 maggio 2013

happy birthday

Non penso riuscirò a scrivere niente di nuovo, i pensieri girano nella testa ma poi sono sempre gli stessi.
Mi rimetto alla tastiera (Charlie Bukowski avrebbe detto "alla mitragliatrice") dopo tanto, dopo un sacco di occasioni dove c'ho provato, ma niente, le parole non riuscivano ad uscire oppure, viceversa, uscivano tutte insieme, disordinatamente, tutte incollate l'una alle altre.
Non faccio molto ultimamente se non lavorare e provare a non annoiarmi.
Lavorare, cercare di dormire almeno 7 ore per notte, cercare di anticipare il mal di testa assumendo in anticipo compresse di Ibuprofene da 200 mg e, contestualmente, cercando di smetterla di percorrere sempre gli stessi sentieri, gli stessi pensieri, la stessa sfiducia, la stessa paura, la stessa presentissima solitudine.
Sembra, vista da fuori una vita regolare, la mia. Dentro non lo è per niente.
Niente di scontato.
Niente di facile.
Ci penso su sempre, e lo rivendico. Adesso lo rivendico. Perchè anche se, lo ammetto e me ne vergogno, alle volte c'ho pensato a farmi saltare il cervello o a farmi fuori in qualche altro modo esotico, forse, ma ne sono quasi sicuro, questa parte di me che c'è scritta qui, anonima, eterea ed inafferrabile, è probabilmente la parte migliore di me.
E' quello che mi rende così. Pauroso, solitario, insoddisfatto ma definitivamente libero.
Lo vedo tutti i giorni, lo vedo nelle Shirley Temple che conosco o negli altri "bambini" prodigio che tutti i giorni recitano la lezioncina, tutti i giorni si mettono il grembiulino del bravo studentello del cazzo e che tutti i giorni fanno l'espressione interessata, come sarà capitato di fare a chiunque, almeno una volta.
Bè, sono sicuro che va peggio a loro.
Ne sono certo perchè dribblano l'argomento, non lo affrontano mai, preferiscono voltare lo sguardo, la faccia, facendo finta che non esista, che il grembiulino della scuola non lo indossano davvero.
Ed in mezzo alla mediocrità tutti si danno ragione, tutti si convincono che quello che vedono è diverso da quello che hanno di fronte, tutti si convincono che se sono così in tanti a ragionare così è perchè devono essere per forza, assolutamente, nel giusto.
Non sbavo più di rabbia come qualche tempo fa', la sensazione si è trasformata in una specie di interesse documentaristico, mettere di fronte il soggetto al fatto che la terra gira attorno al sole e non il contrario e vedere quale maestosa e splendida traiettoria traccerà questa volta per dirti che non è così, per illudersi ancora una volta che lui o lei (o tutti e 2) sono in tanti e, di sicuro sono molto, molto meglio di me.
Rimane un senso agrodolce in fondo al palato, tutte le volte, rimane una solitudine che ho colmato con tutto ciò che mi veniva in mente, rabbia, noia, tristezza, pugni in faccia, birra e gazzosa, bestemmie, soldi spesi male, parole e giustificazioni e cazzate dette da altre persone.
Rimane un vuoto che per quanto provo a riempire, si "svuota" sempre.
Sempre lì, a guardarmi in faccia. Sempre costante, a farmi capire che sarà sempre lì e che la compagnia perfetta per la mia solitudine non è altro che l'eco della mia voce che si riflette sulle sue pareti.
Bastarsi, ragionare solo come individuo.
I miei interessi e poi, i Vostri interessi, dove i miei interessi vengono sempre prima.
Dignità vista come adattamento, alle forme e alle situazioni. Sorridere quando c'è da farlo, inchinarsi al momento giusto.
Il galateo degli stronzi insomma.
Concludo con la frase che ho pronunciato nel modo più onesto che conosco ad una mia anziana collega: "vabbè vado... mi sono rotto i coglioni."
Mi sono voltato e l'ho vista sorridente. Ogni tanto qualcuno apprezza.
tanti auguri
charlieboy