domenica 17 novembre 2013

democracy

Vorrei stanare le speranze rimaste sepolte chissà dove e prenderle a calci nel culo.
Sfigurarle, rispedirle lontano nel paese dei sogni, da dove sono venute, perché è chiaro che qui non funzionano.
E' chiaro che la mia è una crociata (persa in partenza) contro il dolore. Quella cosa che si genera su base nervosa, nocicettiva somatica o viscerale.
Quella roba che rende un uomo una larva, l'ombra di se stesso, l'antitesi della dignità.
Ma chi se ne fotte; infin dei conti qui ci sono io che invece di bestemmiare e spaccarmi le mani prendendo a pugni il muro mi sfogo stringendo forte questa matita del cazzo, tanto da generare un crampo giusto in mezzo alla mano.
Stringo i denti, bevo, mi agito ma non basta a farlo scomparire ne a dargli un senso.
E allora vaffanculo, faccio come dico io, dico di no, non vivo apposta, sciopero da me stesso.
Il dolore lo puoi pagare in un'unica soluzione oppure, come me, scontarla poco tutti i giorni.
Soffrire poco, piano piano, a rate.
Compiacersi nel prendere a calcinculo la speranza che non sono ancora riuscito a smantellare.
Non ho ancora capito il perché, ma non ho trovato qualcuno/a che "meriti" il mio dolore, la mia "sofferenza".
Alla fine, almeno a queste latitudini, ho l'impressione che l'aliquota di sofferenza sia più o meno uguale per tutti.
questa sì che è democrazia
charlieboy

mercoledì 6 novembre 2013

L'albero della memoria

Me lo scrivo giù, a matita, prima che le parole scappino via, una ancora una volta di fronte a cosa non lo so. Alle emozioni, forse.
Perché ho l'impressione che ci sia qualcuno, con i piedi ben piantati per terra che alza il brazzo e mi indica. E indica la strada che sto percorrendo, e lo fa come un po' come consiglio e un po' come gesto di approvazione. E' allora che sento tutta quest'emozione salire su e poi il sapore delle lacrime e il naso che cola.
Copio e in collo perché parole così non sono in grado di metterle in fila.
"...allora sentirai che ti chiamano, e li sentirai mormorare le ninna nanne della madri, ma portano un senso di dovere oscuro, antico e austero. L'orgoglio del lavoro ben fatto con le mani.
"Dammi un fiasco di rosso...ostia!" ti direbbero, se potessero parlare."

"A volte penso che la patria sia stata smantellata più dalla pace che dalla guerra. Ti chedi se ciò che ha portato alla disfatta di Caporetto non sia la stessa cosa che rende ingovernabile, oggi, il paese. Il prevalere dei furbi e dei passacarte.
La distanza incolmabile dei potenti dalla buona Italia di cui non si parla".

L'albero tra la trincee (DVD).
Memorie dalla prima guerra mondiale.
consigliato
charlieboy

sabato 2 novembre 2013

dilemma

Non ho ancora capito se è peggio accettare la propria natura oppure cercare di contrastarla.
Oggi come oggi mi risulta più facile la prima opzione.
in ogni caso si prova dolore
charlieboy