sabato 9 maggio 2015

Tema

Introduzione:

Mi chiudo il cancello alle spalle.
Un “clac” metallico e poi per strada sento solo i miei passi.
Attraverso la strada, scarto le antiche mura e mi dirigo verso il centro.
Non conosco molto di questa città.
Le vie, i negozi, i posti non mi trasmettono praticamente nulla, qualche fotogramma dei mesi passati, nulla di più.
Non ho storie legate a questi luoghi.
Supero una reliquia di night club (una specie di “Ippopotamo” per citare Fantozzi) e raggiungo l’epicentro della night life.
Tanta gente in piazza e per le strade del centro.
Mi sposto leggero, la testa tra le nuvole, sospeso, immerso nei miei pensieri.
Una ragazza che parla al cellulare scoppia a piangere.
Proseguo diritto per la mia strada.
Penso alla mia attitudine a passeggiare, specie di notte.
Un vezzo che mi ha preso sin da ragazzo, quando il cane mi portava a spasso.
Quando invece dell’ipod mettevo nelle orecchie le cuffie collegate al walkman.
Piano piano mi avvicino alla destinazione.
Suono il campanello.
Risponde mia madre.
Salgo per un' ultima notte con i miei genitori.

Svolgimento:


Mi era già venuto in mente di inaugurare la stagione 2015 dei “Post”.
Non l’ho fatto perché me lo sono voluto tenere il “Post”.
Ho sentito di fatto l’esigenza di scrivere venire meno, l’esigenza del dialogo interno però credo terminerà solo con la mia dipartita (eterna).
Mi volto a rileggere l’ultimo post e ci trovo scritte le paure legate al pensiero di perdere una persona.
Una persona che si è affacciata nella mia vita da Luglio dell’anno scorso e che, ho trovato il coraggio di frequentare (come si deve) solo dopo “Slow motion”.
Sono stati giorni intensissimi quelli di Dicembre.
Qualcosa dentro di me è morto.
E mi riferisco a tutta quella carica di insicurezza e di timore nei rapporti uomo-donna.
Quel lato è scomparso in poco più di 24 ore.
Vi assicuro che è stato sconvolgente accorgersene, che è stato sconvolgente (in senso positivo) sentirmi così pieno di vita.
Ecco perché poi non ho più scritto.
La vita, o quantomeno, un certo modo di vivere la vita è iniziato giusto in quei giorni.
E non ho intenzione di smettere.
Mi sono trovato a piangere, forte e in modo assolutamente sincero.
Mi sono trovato per la prima volta a piangere e a non cercare di soffocarlo, il pianto, ma di farle uscire, le lacrime, come se potessi davvero permettermele (e guarda caso, me le posso permettere).
Mi sono trovato a piangere e a dire le cose come stavano alla persona che amo e con cui voglio costruire qualcosa. 
Una casa, una famiglia, una vita insieme.
Una progettualità che sarà anche banale ma che diventa straordinaria se mi guardo indietro e vedo tutti i “piccoli” passi che ho dovuto compiere per arrivare fino a qui.
Il blog ha rispettato il suo “intento” quello di “tentare di psicanalizzarmi” nel tentativo di cercare di capirci qualcosa di più, di diventare, forse, un po’ migliore.
Non lo so se sono migliore, ma credo di sì.
Come credo di essere profondamente diverso dalla persona che, oramai 4 anni il blog aveva iniziato a scriverlo.
Sono venuto a meno, guarda caso, a Dicembre, al patto di non rivelare a nessuno dei miei conoscenti l’esistenza di questo blog,
E’ venuta a meno la “vergogna” di mostrare anche questo mio lato in pubblico.
Anche la “vergogna” è quindi scomparsa per lasciare spazio a quello che sono io. 
A quello che voglio fare io, ovviamente in compagnia della mia compagna.
Il Carlo privato e quello pubblico (già, mi chiamo Carlo, incredibile no!?) si assomigliano sempre di più.
Sono pronto a giocare le mie carte.
Non mi frega di nient’altro.
Non ho più paura del dolore.
Il dolore è, come tante altre esperienze, parte della vita.
E’ una esperienza inscindibile da essa.
Dargli il giusto significato, senza pensare a ricamarci su è la base per vivere (almeno per me).
Per accettare il dolore, il nonsense, le difficoltà.
Esattamente come il loro contrario.
Dare il nome alle cose (cit. Into the wild) non rende in se e per se felici, ma lo rende semplicemente più possibile.
Il resto dipende da me.
In questo caso dipende da Noi.
Già.
Perché domani mattina mi sposo.
La ragazza con cui ho incrociato lo sguardo 10 mesi fa’ nella hall di una scuola di inglese domani diventerà mia moglie.
“Non sarà troppo presto?” si è sentita dire Lei. (A me, visto il bel carattere non l’ha chiesto nessuno :)
La mia risposta è No.
Le mie motivazioni sono mie.
Sicuramente non ci vogliono anni per capire se è la persona che fa per me.
Di solito ci vuole davvero poco tempo.
A 34 anni (compiuti l'altro ieri) credo di avere trovato il coraggio di staccarmi dai blocchi di partenza.
Non lo so se taglierò per primo il traguardo.
Quello che so è che non sarà più la paura di perdere a tenermici incollato.
Per fare questo ho dovuto avere la fortuna di incontrare Alessandra.
Ho dovuto avere la forza e il coraggio di cambiare la mia vita per Lei.
Ed è quello che ho intenzione di andare avanti a fare.
C’avevo pensato a scrivere un Post di commiato però troppo patetico il risultato.
L’affetto con cui rileggo le cose che ho scritto non è tramutabile in parola.
Credo che valga la pena di lasciarci così, agitando la mano, con un sorriso (forse un po’ idiota) ma sincero. Sulle note di “Arrivederci” di Umberto Bindi.
Non mi riprometto di non scrivere più.
Forse lo farò ancora in questo spazio.
Forse lo farò per i fatti miei.
Non permetterò però più ai miei pensieri di cortocircuitarsi in uno spazio troppo anonimo.
Vi saluto e vi abbraccio
vado a sposarmi
Carlo (charlieboy)


L'amore non e' gia' fatto. Si fa.
Non e' un vestito gia' confezionato,
ma stoffa da tagliare, cucire.
Non e' un appartamento 'chiavi in mano',
ma una casa da concepire, costriure,
conservare e spesso riparare.
Non e' vetta conquistata, ma partenza dalla valle,
scalate appassionanti,
cadute dolorose nel freddo della notte
o nel calore del sole che scoppia.
Non e' solido ancoraggio nel porto della felicita'
ma e' un levar l'ancora, e' un viaggio in pieno Mare,
sotto la brezza o la tempesta.
Non e' un 'si' trionfale,
enorme punto fermo che si segna fra le musiche,
i sorrisi e gli applausi, ma e' una moltitudine di 'si'
che punteggiano la Vita,
fra una moltitudine di 'no'
che si cancellano strada facendo.
Non e' l'apparizione improvvisa di una nuova Vita,
perfetta fin dalla nascita,
ma sgorgare di sorgente
e lungo tragitto di fiume dai molteplici meandri,
qualche volta in secca, altre volte traboccante,
ma sempre in cammino verso il Mare infinito.

M.Quoist

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