giovedì 29 dicembre 2011

quattro mesi

[from working place]
Oggi festeggio i 4 mesi di blog.
Che per carità.. non c'è molto da festeggiare. :)
4 mesi in cui però un po' di cose sono cambiate.
In primis il mio umore instabile e ballerino. Su giù su giù.. al solito insomma.
Poi il lavoro.
Con tutto quello che vuol dire.
Scazzi, spaventi, dubbi, perplessità, paure ma anche soddisfazione che deriva dal riscoprirsi forse un po' meglio rispetto a quello che pensavo.
Fuori dal lavoro sempre alla ricerca di un equilibrio sempre più nitido.
Sicuro che non l'ho raggiunto ma mi sento più vivo che mai. Con voglia di fare. Con la voglia di non mollare :)
E poi c'è lo scrivere.
Che non sarà un granchè (intendo il risultato) ma mi aiuta e non poco.
Una valvola di sfogo onesta e sempre raggiungibile.
Io non sono quasi mai in disaccordo con me stesso.
E trovare qualcuno che mi da' ragione è importante!
L'esperimento per ora funziona.
Mi sorseggio un thè mentre ascolto Master blaster di Stevie Wonder.
A breve mi metto in branda.
Oggi stacco 21 ore lavorative.
Manco nella grande madre Russia facevano ste cose :)
In any case..
Sono le ultime ore e poi parto per fare il capodanno a Glasgow in compagnia di amici.
Ci vuole proprio.
Il conto alla rovescia è iniziato!
che sia uno splendido nuovo anno
charlieboy

martedì 27 dicembre 2011

Confini

Qualcosa di intimo che non è per tutti.
Che non si sventola per strada. Di cui non ci si vanta.
Qualcosa che bisogna imparare ad usare. A dosare.
Qualcosa che fa stare male e bene allo stesso tempo.
Qualcosa che forse può fare la differenza.
Qualcosa che c'ho messo un sacco a capire cos'era.
Qualcosa che mi rende più forte. Forse.
Qualcosa che non m'invidia nessuno.
Qualcosa che sconfina di qua e di la'.
Qualcosa che conoscono solo le persone a me più vicine (e neanche tutte).
Qualcosa che salta sempre fuori perchè sono fatto così.
Qualcosa che mi scava dentro.
Qualcosa che mi fa' drizzare le orecchie nei confronti di un suono, un'immagine, un'odore.
Qualcosa che ho sempre avuto. Che ho sempre provato.
Qualcosa che mi fa' stare come sto.
Quel qualcosa che mi fa pensare quello che penso.
Quel qualcosa che mi fa essere così come sono.
Qualcosa che regola frequenza cardiaca, pressione, saturazione, salivazione, diametro delle pupille.
Qualcosa che più finemente modula il mio ritmo cerebrale.
Che poi forse così fine non è perchè il ritmo è sempre andato spaventosamente su e giù.
Su e giù.
Sono così perchè un po' ci sono nato. E perchè un po' lo sono diventato.
Le mie esperienze non sono le migliori. Ma sono lei mie.
So quello che ho provato quando c'ero in mezzo.
So quello che provo ora che ne vivo altre e altre ancora le guardo da lontano.
Già, da lontano certe cose si fanno più chiare, lucide. Le risposte arrivano al bersaglio.
E sono quasi sempre vicino al centro.
Fine delle ostilità?
Era ora.
Per ora. :)
charlieboy

Boxing day

Giusto un momento. Passato in famiglia.
Sereno e con la voglia di esserlo sempre di più.
Mi sembra che gli ingranaggi dentro di me abbiano cominciato a funzionare seriamente.
E' una bella cosa :)
Oggi il lavoro con tutte le cose difficili che si porta dietro.
Un po' di studio che non guasta.
La voglia di stare con le persone che mi vogliono bene.
La voglia di staccare e fare festa.
Nell'aria uno strano profumo di primavera.
Auguri in ritardo.
charlieboy

venerdì 23 dicembre 2011

Costruire

Chiudi gli occhi
ed immagina una gioia.
Molto probabilmente
penseresti a una partenza.
Ah...
si vivesse solo di inizi.
Di eccitazione da prima volta.
Quando tutto ti sorprende
e nulla ti appartiene ancora.
Penseresti all'odore di un libro nuovo
a quello di vernice fresca
a un regalo da scartare
al giorno prima della festa.
Al 21 Marzo
al primo abbraccio
a una matita intera
alla primavera.
Alla paura del debutto
al tremore dell'esordio.
Ma tra la partenza
e il traguardo...

In mezzo c'è tutto il resto
e tutto è il resto è giorno dopo giorno
E giorno dopo giorno è silenziosamente
costruire.
E costruire è sapere
e potere rinunciare
alla perfezione.

Ma il finale
è di certo più teatrale.
Così di ogni storia
ricordi solo la sua conclusione.
Così come l'ultimo bicchiere
l'ultima visione.
Un tramonto solitario
l'inchino
poi il sipario.
Ma tra l'attesa e il suo compimento
tra il primo tempo
e il testamento.


In mezzo c'è tutto il resto
e tutto è il resto è giorno dopo giorno
E giorno dopo giorno è silenziosamente
costruire.
E costruire è sapere
e potere rinunciare
alla perfezione.

Io ti stringo le mani
rimani qui.
Cadrà la neve
a breve.
Io ti stringo le mani
rimani qui.
Cadrà la neve
a breve...



http://www.youtube.com/watch?v=pTaB_LVv2NU

charlieboy

giovedì 22 dicembre 2011

Sul suicidio

E poi mi sveglio la mattina. Faccio colazione. La doccia. Il deodorante per le ascelle.
A piedi al lavoro. Il timbro. E si comincia.
Come se fosse un giorno qualunque. Come se fosse un giorno normale. Come se tra breve fosse Natale.
Incontro le solite persone. Saluti. Sorrisi. E poi la parola "suicidio" entra a far parte del mio vocabolario. Della mia vita. Niente che mi abbia toccato da vicino.
Ma ha travolto una persona che lavora con me. Cui voglio bene.
E me la trovo lì, a letto, in lacrime, senza sapere cosa dire. (c'è forse qualcosa da dire?)
E' una cosa che taglia le gambe, lascia senza fiato.
L'ho vista Lei. In lacrime, fragile e impotente. Come se fosse troppo. Come se fosse troppo anche per Lei che di esperienze difficili ne ha già passate. La sento singhiozzare, la sento vomitare la sua rabbia disperata, frasi come: "..è sempre tutto difficile..".
Già, come posso darle torto, è sempre tutto difficile. Per qualcuno però di più. Per qualcuno la strada non molla mai. E' sempre in salita.
E' proprio in questi contesti che mi sembra di essere alto quanto un nano da giardino.
Io di fronte alla schiettezza, alla forza di mostrare tutte le proprie debolezze mi sciolgo.
La guardo ancora, la abbraccio, la bacio. Ma dalla bocca non esce niente.
E allora esco dalla stanza. Vado in bagno e piango. Perchè di piangere davanti a Lei, davanti agli altri non mi va.
Penso al gesto.
Ad ammazzarsi. E penso che sia una cosa orrenda. Tremenda. Vigliacca.
Ammazzarsi e riversare addosso il dolore alle persone che ti vogliono bene. Sbatterglielo in faccia facendole soffrire.
Senza possibilità di confronto. Senza possibilità di capire.
Senza possibilità di non sentirsi in colpa, di chiedere perchè.
E' una cosa orribile. Perchè la scontano gli altri.
E di sofferenze, ce ne sono già abbastanza da scontare.
Anche senza questa. Senza tutto questo dolore.
Torno da Lei, mi chiede di chiamare un'amica comune, le lacrime si appiccicano al cellulare e lì sono ancora.
Non è chissà quale feticismo, ma non le ho ancora lavate via.
Come se non si potesse lavarle via subito.
Come se servissero a pensarci su. A valutare una cosa orribile.
La mia giornata non è stata più la stessa.
13 ore di lavoro che sono state un sottofondo a un qualcosa che dentro si è mosso.
Qualcosa di profondo. Di innato.
Rimanere attaccato alla vita con i denti e le unghie.
Pagando il prezzo del biglietto.

Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata

Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede

La morte 
si sconta
vivendo

charlieboy

martedì 20 dicembre 2011

La dolce vita

C'è una fonta inesauribile di ispirazione. Esiste. E' qualcosa di estremamente prezioso. Utile.
E' l'esempio fornito da quei personaggi (e ce ne sono tanti) che hanno saputo vivere in anticipo, o per meglio dire, vedere in anticipo le cose. Gli avvenimenti.
Come se avessero una spiccata sensibilità per l'evoluzione naturale delle cose, come se, avessero percorso prima una strada che nessuno vedeva, ma che sarebbe stata poi percorsa dai più.
Non mi riferisco a un fenomeno in particolare, ma ad un modo di vivere le cose, le situazioni, la vita.
Ecco, è proprio questo il punto, quelli che "c'hanno visto lungo", "c'hanno visto lungo" nella vita, non solo (o non per forza) in un'attitudine particolare.
Tutto qua.
Già, ma non è mica facile.
Anzi. E' tutt'altro che facile.
Il comune denominatore tra questi personaggi (siano essi scrittori, attori, scienziati, registi, poeti ecc...) sembra essere non solo un talento naturale verso una certa pratica, non solo la dedizione con cui essi la utilizzavano, non solo l'estrema, apparente facilità con cui sviluppavano il loro lavoro, ma, la gioia, la felicità che da esso ne derivava.
E' chiaro che tra i tanti esempi che ho in testa non ci sono solo persone "felici" ma quello cui mi riferisco io, non è solo la felicità dei sorrisi, del ridere, del benessere, ma è quel qualcosa di più intimo, magari più sfumato, di sottofondo, ma che ti accompagna a lungo, durante gli anni, i decenni, la vita.. forse.
Ecco allora che le cose si fanno più chiare, la felicità, o almeno questo concetto di felicità, appartiene effettivamente a tutti questi "fuoriclasse".
"Fuoriclasse" forse proprio per questo. Per la capacità di saper esprimere al meglio certe cose e, assolutamente non in secondo piano, la capacità di farsele bastare.
Farsele bastare abbastanza a lungo per rimettere in moto la macchina, e per provare a generare qualcosa di nuovo, qualcosa di più appagante.
La semplicità nel fare, la capacità di generare stimoli nuovi, il coraggio di farseli bastare, sono forse gli elementi più importanti ed indispensabili per sviluppare e mantenere qualcosa che, forse sbagliando, chiamo "felicità".
E' molto simile a quel "viaggiare leggeri" di cui parlavo tempo fa', è più di un modo d'essere, è più di una fase, è più di un cambiamento, è qualcosa che si sviluppa nel profondo, perchè dal profondo trae continua energia, rinnovamento.
Al contempo è qualcosa di molto conscio, consapevole, gestibile, dosabile.
E' qualcosa di cui ci si accorge. Come una presenza benevola. Come un amico. Un compagno di viaggio.
L'arte di sapersi accontentare.
buonanotte
charlieboy

venerdì 16 dicembre 2011

Positive vibrations

Io non lo so com'è che funziona. Non so esattamente che cosa scatti dentro quando le cose cominciano a girare.
Però i nodi si sciolgono. Come se (ma non ne sono sicuro), lo stare male, i dubbi, le indecisioni, le paure, fossero servite a qualcosa. Come se si mettessero tutte d'accordo per cambiarmi, per farmi stare bene.
Questo è quello che gira nell'aria. Senza "rebound" ipomaniacali.
Consapevolezza bella e buona. Consapevolezza che arriva da me. Da me soltanto.
Come se avessi definito meglio i bordi della mia immagine, come se adesso risultassi un po' più "a fuoco" di prima.
E così gira anche sul lavoro.
Pratica con cui ho ingaggiato un corpo a corpo che dura da parecchio tempo.
Ma che sembra non bastarmi mai :)
Eppure, è rispondendo a cose semplici che mi si accende il sorriso.
Qualche tempo fa', parlando con uno che è più esperto di me in materia, mi è stato chiesto: " perchè hai scelto questo lavoro?", la risposta esattamente non la so neanche io, penso che: "L'ho scelto a caso" sia a tutt'oggi la risposta più ovvia ed onesto che posso fornire. Però c'è qualcosa che va' oltre.
Qualcosa, nel lavoro, ce l'ho trovato anche dopo. Adesso posso dire che mi piace perchè ho la possibilità di togliere il dolore alla gente.
Nessun tocco magico beninteso. Una cosa molto fisica. Però più ci penso, e più penso che sia una delle motivazioni più stimolanti che riesco a trovare.
Lavoro peraltro in un settore dove l'aspettativa è immensa e, dove non c'è molto da interrogarsi sul senso delle cose, perchè  sono lì. Da vedere. Da tutelare. Se possibile.
Intellettuale non lo sono mai stato (anche se c'è stato un periodo dove ho pensato di esserlo :), ho bisogno di cose immediate, banali, ma dirette, vere ed efficaci.
Mi basta così.
Dove sono ora, per il momento, le ho trovate.
ciao
charlieboy

giovedì 15 dicembre 2011

Pancakes

[From working place]
Adesso mi sistemo e mi prendo questo momento per me.
Il reflusso mi infastidisce un po' in questi giorni. Devo curarmi, il Natale e le mille cene natalizie aleggiano ingombranti come un cappone ripieno. E non ho intenzione di passare il periodo natalizio senza bere :)
Ritornando verso la mia stanzetta è arrivato al mio naso un odore che non sentivo da un sacco di tempo.
Qualcuno deve aver fatto delle frittelle, come le faceva, a grande richiesta mia nonna tempo fa'.
Tanto tempo fa'.
A ben pensarci non ricordo l'ultima volta che me le ha fatte ma era una ricetta tanto semplice quanto deliziosa!
Uova, farina, zucchero.
Alla fine un po' di scaglie di limone.
Lei riusciva a fare in modo che all'interno rimanesse una cremina. E ci riusciva solo lei.
Ricordo che io e mia sorella gli rompevamo i coglioni all'inverosimile per queste frittelle (sembravano pancakes).
Ce le concedeva un paio di volte all'anno. Ma che festa!!!
Continuavo a mangiarle anche quando la voglia era passata perchè sapevo benissimo che la futura occasione si sarebbe presentata dopo un bel po' di tempo. :)
Me le ricordo ancora adesso. Sono anni che non le mangio e lei non me le può più cucinare.
Però l'odore era proprio quello che ho sentito poco fa'.
E allora sono ritornato indietro di 20 anni. Mi è venuta immediatamente in mente mia nonna.
Mi sono rivisto a 10 anni a casa sua.
Spensierato e libero più che mai.
Mi sono sentito felice.
di notte.
charlieboy

venerdì 9 dicembre 2011

Left uppercut to the liver

Eggià.
Con il mio naturale delay alle cose ci arrivo sempre con 3-4 mesi di ritardo.
Le cose montano su e si fanno sentire con un crescendo che ti coinvolge e che non ti lascia scampo.
E' come pigliarsi un montante al fegato. Non lo senti mica subito. Ma se lasci passare 1 o 2 secondi allora le cose si fanno molto più chiare. Il dolore sale e diventa forte. Tanto forte che ti ritrovi con un ginocchio sul tappeto. Che ti manca il fiato. E ti chiedi: "com'è che sono arrivato qui?".
Così mi è successo sul ring.
[Posso "vantarmi" di aver sacrificato al pugilato 5 preziosissime costole (però non in un'unica rata :)].
Così mi succede nelle cose di tutti i giorni.
Sarà che i colpi "sotto" (gergo pugilistico) li sento eccome ma mi trovo ora, ad avere una nostalgia imbarazzante della mia ex.
Quello che non è andato l'altra sera, quando l'ho rivista, sono stato probabilmente io, non ero tranquillo, ma è quel non essere tranquillo e non sapere il perchè. E' il chiedersi: "ma che succede?" e poi arriva la risposta, anch'essa con il delay. [Troppi delay fanno le cose confuse, e infatti sono confuso].
Ho nostalgia della persona che è stata al mio fianco per quasi un anno. Ne capisco (e mi scuso) solo ora l'importanza per me.
Il valore quello l'avevo già capito. Lo sapevo già che è una persona tosta. In gamba.
Mi manca tutto quello che avevo con Lei, quel vago senso di completezza, quel vivere in maniera unita, quell'essere dolcemente coinvolto da tutte le sue attività. Quel perdersi nel suo mondo. Sapere che anche se in modo un po' incoerente mi teneva con se. Mi rendeva partecipe delle sue sensazioni.
Questo è quello che mi manca. Il sentirmi speciale per qualcuno (che egoismo -direbbe Lei!!) e sapere che dall'altra parte c'è una persona non comune, unica, come tutte, ma positiva, valida, coinvolgente.
Eggià. Sono nella fase di elaborazione del lutto.
Una fase dolorosa. Che fa male. Come un bel montante al fegato.
Sarà che era e rimane una persona speciale. Sarà che, come diceva mia nonna Lina: "Vedi ragazzo, ricordati che l'amore indimenticabile è sempre quello appena passato." :)
E la nonna Lina, come ho già avuto modo di sperimentare, aveva ragione.
Serve tempo. Serve stare tranquilli. Serve darsi delle possibilità.
questo è ciò che mi serve.
charlieboy

Gli impermeabili

Triste sì. Un po' triste.
In giorni come questi mi piallo interiormente.
E' come se ci fosse acceso sempre qualcosa dentro di me. Qualcosa che rende l'aria turbolenta e irrespirabile. Il mare agitato. Che mette disordine dove c'era un barlume di ordine.
Fuori non si vede. Ma dentro c'è tutto questo.
Una giornata a piallarmi di pensieri, parole, opere e omissioni.
E così arriva la sera che non ce la faccio più. Che ne ho pieni i coglioni. Giustamente. (frase corretta alla rilettura, nella stesura l'avevo scritta in 3a persona, ndr)
Mi sembra di aver disimparato a vivere.
Ma so che non è così.
Mi serve solo un po' di tempo.
E magari una buona canzone di Paolo Conte.
E ricomincerà.. come in un grande film..
charlieboy

mercoledì 7 dicembre 2011

Ultima puntata

L'ho rivista stasera.
Ma è stata una pessima idea. Parlo della ex. Sarà che fisicamente sono knockout. Ma non è stata una bella serata. Siamo usciti sì. Due chiacchiere. Poco di più. Fatica a tenere su la conversazione.
Questo è stato. E mi è dispiaciuto.
Avrei voluto far scivolare la conversazione su quello che ho provato. Sul fatto che a lei ci ho ripensato. Che mi è venuta in mente per tutte le cose belle fatte. Che le cose tra noi sono andate così. Ma che se vuole ci sono perchè di bene gliene voglio adesso come allora. Ma l'amore no. L'amore è un'altra cosa.
Eppure l'argomento non è uscito. Aveva la guardia troppo alta. Aveva troppa voglia di mollare qualche sganassone e io avevo troppa poca voglia di riceverlo. Quindi pur di evitare situazioni patetiche me ne sono rimasto sulle mie. Ad argomentare su cose di nessun interesse. Lei mi ha dato l'impressione che mi aspettavo. Voglia di farmi vedere che sono passato rapido. Che "life goes on". Che è una donna "strong". Sarà ma queste prove di forza non mi hanno mai impressionato.
Però a vederla li di fronte, a sentirla parlare di amici, amiche, conoscenti, colleghi e colleghe, ho provato un senso di invidia. Quella sensazione odiosa che mi fa' dire "perchè non sono così?" e che subito dopo mi fa' disprezzare la persona su cui si dirige questo sentimento.
Rosicare si dice in stretto gergo tecnico.
Mi sono trovato a rosicare.
Sarà che io non sono capace di fare un elenco delle mie caratteristiche belle, ma sono capacissimo di farlo per quelle brutte. Sarà che l'unica cosa da dire è che mi sembra di essere onesto. Con me stesso e con gli altri.
Sarà che mi sembra di portarmi in giro una valigia piena di fragilità e di sensibilità. Quella stessa fragilità e sensibilità che mi fa essere schivo, solitario, spesso triste ma che non mi fa mai prendere alla leggera le persone. A quelle non riesco ad andarci sopra.
Non riesco a fottermene.
Quello che riescono benissimo a fare gli "ottimisti", quelli come la mia ex o come il mio collega di lavoro.
Tanti amici, amici di tutti, tante parole, ma poi se ci vai a vedere dentro ci vedi fondamentalmente del menefreghismo.
Associo il concetto di interessarsi ad una persona all'idea di interessarsi a quello che dice. A quello che pensa.
Gli ottimisti, gli estroversi mi sembra di capire che invece se ne fottono alla grande. Preferiscono ascoltare se stessi e godere del feedback delle vibrazioni positive che riescono ad emanare.
Sarà, ma non mi sono mai stati simpatici quelli che sono amici di tutti.
Eppure nel loro modo di vedere (cosa che non ha mancato di confermarmi anche la ex, con una frecciatina) gli egoisti sono quelli come me.
Quelli che si ascoltano e che non lo nascondono. Quelli che però non sottostimano, non danno per scontato il pensiero altrui.
Di fronte a questi individui però ho sviluppato un forte senso di inferiorità. Me ne vergogno ma è così.
Ho sviluppato invidia perchè vorrei essere così. Ma non lo sono.
passerà
charlieboy

P.s.
Ho l'impressione che non la vedrò più. Lei ha avuto la sua rivincita.
L'ultima puntata l'abbiamo girata. E non finisce mai bene :)

martedì 6 dicembre 2011

Tachicardia

Lo scritto che era ancora estate. Lo posto solo ora.
L'ho riletto e mi ha fatto ritornare in mente l'accaduto.
L'ho riletto e mi è venuto da sorridere :)

Per tachicardia si definisce non una malattia ma bensì una condizione in cui il cuore batte di più. Di più di cosa? Bè, di 90 bpm.
La tachicardia in se e per se non significa nulla ci vuole sempre qualcosa per spiegarla, per darle un senso, per giustificarla.
E' una cosa che è condannata sempre ad essere associata a qualcos'altro. Come se da sola non bastasse, non fosse sufficiente.
Saranno dieci anni che mi capita, anzi, Ve lo posso dire con assoluta precisione, è da Ottobre del 2000 che mi succede. Che cosa? La tachicardia. Quante volte mi succede? Ultimamente sempre di meno, però oggi è capitato di nuovo, dopo un anno abbondante.
Mi prende sempre così, d'improvviso, quando sono per strada e penso a tutt'altro, magari, come oggi, quando aspetto l'autobus, maledicendolo perchè mi sono francamente rotto i coglioni di aspettarlo. Poi sollevo la testa dal cellulare (strumento che aiuta a mitigare il mio senso di solitudine) e la vedo.
Già, li davanti che cammina bella come sempre. A pensarci bene non so che la renda così bella ai miei occhi. Però sono 11 anni che ogni volta che la vedo lei la innesca.
Allora la sento, rapida e inevitabile, sento questa cosa che pulsa nel petto, bum bum bum bum... cazzo ogni volta che la vedo. E ogni volta mi stupisco.. ma perchè mi succede questo? Perchè mi devo sentire così?
C'ho provato a rispondere a queste domande ma zero, niente, nulla che mi soddisfi davvero. E non è vero che sono innamorato e non è vero che è la donna della mia vita e non è vero che è il colpo di fulmine e non è neanche il mistero che può avvolgere il fatto di non averla mai conosciuta fino in fondo.
Non so cos'è ma con lei è sempre stato così.. e sempre lo sarà mi viene da pensare.
La reazione è sempre quella, mi spavento perchè mi spaventa la reazione che si scatena. Allora abbasso gli occhi, mi guardo le scarpe bianche e spero che svanisca, si dissolva il più rapidamente possibile. Però non ci devo credere troppo perchè la testa la rialzo quasi subito e la cerco con lo sguardo mah... cazzo è sparita davvero!
Invece no, sta attraversando la strada, caspita, il cuore batte ancora forte, ma perchè?
Poi estrae una mano dalla tasca, la solleva e mi mostra il palmo bianco. Mi sta salutando? Sì cazzo mi sta salutando, allora mi ha riconosciuto!
Ancora la tachicardia, sempre lì a farsi sentire, a pompare inutilmente un sacco di sangue, mi metto ben dritto con la schiena, accenno un sorriso ma il sangue a disposizione deve essere troppo e l'accenno diventa un sorriso vero e proprio, felice, sincero. Le mostro tutti i miei denti, però non mi guarda.. c'è qualcosa che non va'. Allora mi accorgo che non sta proprio guardando nella mia direzione. Osserva l'auto sulla sua sinistra. Un Renault rossa, di quelle fatte a furgoncino. Lei sorride ancora e ringrazia l'autista per averla fatta passare.
Ammetto che l'ho invidiato. Ammetto che avrei voluto essere l'autista per godermi quello spettacolo! Anche se è durato il tempo di un cenno. Niente di più.
La tachicardia si mantiene, oramai non ci bado più, non mi da' più fastidio. Riabbasso gli occhi e penso che forse ha senso sperare, magari ha attraversato per venire a prendere il bus. Allora si che mi riconoscerà e finalmente potrò chiederle: “Ciao come stai? Ho saputo che eri in quello sperduto paese africano per fare un'esperienza lavorativa! C'era anche una mia amica con te. Allora, racconta un po'!?”
Già, parlarle un po', questo sarebbe più che sufficiente, specie ora che alla tachicardia mi ci sono abituato, che non da' più fastidio, che non mi tronca più il fiato.
Allora stringo il mio portafortuna, già, in tutto questo non ho trovato altra idea idiota che stringere il mio portafortuna. E allora sì, ci credo, adesso spunterà, e io farò finta di essere sorpreso, di non averla vista, farò finta di avere una frequenza cardiaca accettabile, la frequenza cardiaca di quelli che se ne stanno belli tranquilli, di Venerdi 17, ad aspettare l'autobus, confidando che non succeda nessuna disgrazia , sperando di non vedere gatti neri, evitando di passare sotto le scale e stando ben attenti a non rompere nessuno specchio.. percaritàdiddio.
E invece niente, non spunta; qualche istante prima il desiderio che svanisse (disatteso), qualche istante dopo il desiderio di vederla materializzare lì di fronte a me (anche questo disatteso).
Mi alzo impaziente ma lei ha preso l'altra strada, quella che la porterà lontano da me. Chissà dove sta andando? Chissà com'è andata in Africa? Chissà se mi ha riconosciuto? Nessuna risposta. Solo la mia frequenza cardiaca che scandisce queste domande al ritmo di una hit disco-dance.
Poi arriva l'autobus maledetto. Il numero 3. Quello di sempre. 3 fermate e sono a casa.
Dissimulo l'agitazione, come se non fosse successo niente. Perchè non dovrei farlo? Sono undici anni che ci convivo con questa roba.
Il fermo immagine però è fisso nella testa, tu con i tuoi occhiali, con la tua maglietta rosso scuro, i tuoi jeans un po' larghi e il tuo sedere alto che mi saluti. Chissà quando tornerà a farmi tachicardizzare? Ora che la frequenza è tornata a livelli basali ne sento già un po' la mancanza.
Cose che succedono di Venerdì 17 mentre aspetti l'autobus numero 3 a P.  

lunedì 5 dicembre 2011

Smonto notte

Altro giro di giostra. Però più tranquillo della prima!
Sono però successe un paio di cose che mi hanno lasciato da pensare.
Che lavoro che mi sono scelto!
buonasettimana
charlieboy

sabato 3 dicembre 2011

Fine turno

Altre 12 ore al lavoro in "solitaria". Spese bene. Buone sensazioni. Ci sta. Ci vuole. Tempra un poco lo spirito.
Però sono stanco. Di quella stanchezza di cui non ci libera con una dormita.
Qualcosa di positivo, sensazioni buone depositate in fondo allo stomaco. Però le tengo per me :)
Idee abbastanza chiare. Specie sul modus operandi. Specie su chi sono e cosa faccio io. Specie su chi ritengo opportunista, approfittatore/trice fino in fondo.
Non ci credo più. Mi hai fottuto una volta ed è più che sufficiente. Non sei in grado di vedere oltre un palmo dai tuoi interessi. E' in questa tendenza che intravedo già il tuo prossimo tracollo.
La tua prossima "inculata". Lubrificati.
Rancoroso, accidioso, incazzoso, irascibile, "con te non si può discutere", "pensi sempre di avere ragione" ecc...
Tutto vero.
Tutte qualità vere. Innegabili.
C'è di meglio in giro? :)
mi riposo che è meglio.
charlieboy

giovedì 1 dicembre 2011

Sad but true

Passata la notte.
Passata a lavorare. In orari assurdi.
In un posto dove ti tocca "mandare giù" sorrisini, battutine e mezze parole.
Ambiente di merda.
Ma i coglioni sono loro.
E questa volta (all'alba dei 30 anni) non ho dubbi.
Neanche uno.
Che si ammazzino e scompaiano dalla faccia della terra.
Io l'opinione a riguardo non la cambio.
Anzi.. ho già in mente un po' di cosette da propinare.
Che poi non si dica. Sono io quello "da solo" eppure questa volta non retrocedo.
Col cazzo. L'ho già fatto.
E non è successo a niente.
Ora il rispetto è dovuto. Me lo devo. Me lo devono.
Cambieranno loro. Questo è poco.
Magari solo di facciata. Ma è più che sufficiente.
Di fronte certe cose non le voglio nemmeno vedere. Nemmeno supporre.
Mi sputtanino alle spalle.
Tanto lo farebbero comunque! :)
Come lo fanno tra di loro, anche se consumano un fracco di sorrisoni.
Comunque la notte è andata.
L'ho finita a pezzi. Ma l'ho finita :)
Stasera ho ripreso contatto con il boxing club. La mano non è ancora a posto. Per quello ci vuole tempo.
Di ritorno pollo al curry (con la panna non viene poi così male), gomme invernali, flirtaggio e ripasso della biografia di V.Gassmann e U.Tognazzi.
Il secondo a me caro, per ovvi motivi, il primo adorabile.
Primadittutto perchè uomo estremamente complesso ed in secondo perchè prediletto da un certo Dino Risi.
Adesso come adesso mi ritrovo con questi "modelli" di fronte.
Persone che vorrei conoscere, con le quali vorrei parlare, scambiare opinioni.
Persone vere, troppo complesse per essere ridotte a stereotipo, a carattere, personaggio.
Persone che hanno lasciato qualcosa.
Di agrodolce, cinico alle volte. Ma estremamente triste e vero.
E come tutte le cose tristi e vere.
Fanno sorridere.
charlieboy

lunedì 28 novembre 2011

Con il fiato sospeso

Eggià.
Doveva pure arrivare.
Il faccia a faccia con tutte le mie paure. Con tutto quello che non ho fatto e che non so dal punto di vista lavorativo (e non è poco :).
Prima notte. Dopo tanto tempo che non ne faccio una.
Con la differenza che ora sono solo. Indipendente. "Autonomo"? Quello non ancora. O almeno non mi sento tale. Chiuso a riccio sulla mia paura. Sulle mie incertezze.
La sensazione è di avere un macigno piantato sulla pancia.
Eggià. Doveva pure arrivare.
Eccola qui.
Quantomeno non c'ho pensato. Non c'ho pensato sino ad oggi.
La tensione la sento. Luccicante come una lama.
Con il fiato sospeso.
charlieboy

Mother & Nature

Qualcosa che ha a che fare con l'accontentarsi. Con il gettare la spugna. Con l'arrendersi. Scegliendo la strada in discesa. Quella più facile. Quella più sicura. Quella che è meglio. Per ora.
Già per ora. Mica per sempre.
Scelte facili e di comodo ne ho sempre fatte. Su temi delicati. Su cose che sto cercando di superare. Di risolvere. Il rapporto con i miei soprattutto e con mia madre in primis.
Tutte le sue stronzate e le sue aspettative riversate addosso come un fiume in piena. Prima subite. Poi soddisfatte. Adesso?
E' un po' che non è più così. Odio profondamente questo suo atteggiamento e di questo suo continuo scaricare le sue stronzate addosso  agli altri. Al marito. Ai figli. Al prossimo.
Odio i suoi discorsi creati ad hoc per vantarsi di questa cosa o di quell'altra. Non sopporto la sua incoerenza. La sua ipocrisia. La sua ansia. La sua paura. Contagiosa come il morbillo. E' riuscita ad infettare tutti. Però si riesce a guarire.
Quello che le sto servendo è un piatto freddo che si chiama indifferenza. Evito i contatti. Non la cerco. Quando ci vediamo la guardo il meno possibile negli occhi. La mia personale rivalsa. Il mio modo di fargliela pagare.
Non puoi mica pretendere di atteggiarti in un certo modo e di non pagare il biglietto.
Se riesco a superare questa fase, cosa che coincide con una riconciliazione (anche se dubito fortemente che lei possa mai arrivare all'insight di queste argomentazioni), signficherà che probabilmente ho risolto un problema che lei non è riuscita a risolvere. Che forse non si è mai posta. Ma che sicuramente ha subito, sentito e che mi ha scaricato addosso. Come un barile di merda.
Spezzare questa catena malsana di eventi mi sembra doveroso.
L'amico Alexander Lowen mi sta dando un sacco di ottimi spunti.
Mi ci sto impegnando.
Per me. Primaditutto.
Sono io che ci perdo.
Sono io che ha una vita di relazione da schifo.
Anzi. Inesistente.
Sono io che soffro per questo.
Sono io quello che ha paura delle donne.
Sono io quello che non le cerca e che le ha provate tutte per non desiderarle.
E invece il desiderio rimane.
Però non è giusto pensare ad una compagna come completamento di quello che mia madre non è stata per me.
Non so di chi sia stata la colpa. Forse le mancanze sono state consensuali ma il risultato ha deformato me. Non lei.
Sono io quello che sta pagando adesso.
E non mi va' più.
Voglio una vita di relazione normale.
E' quello cui aspiro. Perchè adesso non ce l'ho.
Vado a cercarla.
charlieboy

giovedì 24 novembre 2011

Your life is your life

L'impressione è di non essere stato progettato per sopportare tutto questo.
(Non che stia sopportando nulla di drammatico beninteso).
Ma il senso di.. (non so come descriverlo).. di peso che sento a livello dell'emitorace sinistro (più o meno dove c'è il cuore) è una cosa che mi accompagna da una vita.
C'è sempre stato, cioè, non sempre, ma di tanto in tanto si ripresenta per farmi capire che è lì, che c'è ancora, che non è cambiato e che non se n'è andato.
Allora mi sembra di essere troppo sensibile, troppo fragile, troppo morbido per affrontare tutto quello che si può trovare fuori dalla porta di casa (ma alle volte anche all'interno).
In serate come queste avrei bisogno di una persona con la sola voglia di stringermi, con la sola voglia di capirmi e di rispettare un po' questo "peso" al cuore. Sapendo che voltato l'angolo non si rivolgerà ad un'altra persona non rispettando (o anche solo nominando) questa mia sensazione. Questa mia necessità.
Avrei bisogno di un abbraccio onesto. Ma ne ho sempre trovati pochi. E non sono durati a lungo.
Però me li ricordo. L'impressione è che siano cose rare, rarissime. Poco valutate. Poco considerate. Poco rispettate.
ciao
charlieboy

Ringrazio per le parole il sig. Charles Bukoswki.
Uno che sento vicino. Vicinissimo.
Lui non piange. Io qualche volta sì. E voi?

Il cuore che ride.

La tua vita è la tua vita
non lasciare che le batoste la sbattano nella cantina dell'arrendevolezza.
stai in guardia.
ci sono delle uscite.
da qualche parte c'è luce.
forse non sarà una gran luce ma la vince sulle tenebre.
stai in guardia.
gli dei ti offriranno delle occasioni.
riconoscile, afferrale.
non puoi sconfiggere la morte, ma puoi sconfiggere la morte in vita, qualche volta.
e più impari a farlo di frequente, più luce ci sarà.
la tua vita è la tua vita.
sappilo finchè ce l'hai.
tu sei meraviglioso, gli dei aspettano di compiacersi in te.


C'è forse qualcosa da aggiungere? Io dico di no. Ha detto tutto. In maniera stupenda.

martedì 22 novembre 2011

Eppure

Eppure il pessimo umore si trasforma.
Eppure la smorfia diventa sorriso ogni qual volta sento qualcosa di sincero.
Eppure sto bene in mezzo alle persone cui voglio bene.
Oggi una giornata bella a metà.
Ma è la metà bella che mi fa' venire sonno con il sorriso.
buonanotte.
con sorriso.
charlieboy

sabato 19 novembre 2011

The fog

Quella storia che i dubbi con l'arrivo della nebbia si erano diradati.
Bè non era vero. O quantomeno. Era vero allora. Adesso non vale più.
Mi trovo corroso. Avvelenato da continui pensieri.
Un continuo chiedersi cosa sono. Dove come quando e perchè.
Non ho un punto stabile. Non penso di essere stabile.
Non ho un filo guida. Una certezza.
Tutto è dubbio. Fatica. Incertezza.
Paura? Forse anche quella.
Ma l'amara consapevolezza di qualcosa di non definito.
Di non sentirmi definito.
In continuo moto. Alla continua ricerca di qualcosa che mi definisca.
Di qualcosa che mi permetta di comprendere e comprendermi.
E questo non è un periodo.
Sono 30 anni che è così. E sono stufo.
Perchè credo che così ci nasci e basta.
E se sono nato con troppe domande. Non credo che avrò il tempo di rispondere a tutte.
Forse non è giusto. Forse non ne vale anche la pena.
L'intima credenza è che penso che non "guarirò" da quest'attitudine.
Ero così 10 anni fa'. Sono così anche adesso.
Certo. Di differenze ce sono un'enormità ma il nocciolo della questione è sempre lo stesso.
Lo affronto nello stesso modo. Adesso ho semplicemente qualche strumento in più e la risposta a qualche domanda che mi affliggeva da tempo.
Altre domande sono lì.
Un continuo muoversi tra bene e male. Tra cose che ho fatto e che rifarei e la nostalgia di ciò che ne è derivato. La consapevolezza di aver incontrato delle belle persone che, anche se per poco tempo, sono state sincere, oneste e mi hanno voluto bene.
Qualcuno/a cui ho affidato quello che sono, qualcuno/a di cui mi sono fidato.
Ma non sono cose che durano per sempre.
Poi le cose cambiano.
Meglio che non averle fatte.
Ho pensato anche di appoggiarmi una calibro nove al palato duro e fare fuoco.
Ma non ne vale la pena.
E poi ho paura. :)
domande e risposte.
buonanotte.
charlieboy

giovedì 17 novembre 2011

On work.

Si dorme poco.
Complice la frittura di pesce e un po' di alcol è da un po' che mi rigiro nel letto.
Tra mezz'ora dovrebbe suonare la sveglia per andare al lavoro (e oggi sono pure 12 ore!), per una volta la anticipo io!
Dentro le cose vanno meglio. Rimangono certi punti. Insoluti. E forse è meglio così.
Ho la sensazione che certe dinamiche mi tocchino profondamente, intimamente. Ho l'impressione di maneggiare in modo totalmente empirico i miei limiti più profondi. Quando ci arrivo a questa sensazione è innegabile che si accendano i dubbi.
Allora nascono domande tipo: "ma sono io fuori di testa oppure sono tutti gli altri ad esserlo?".
Già, la sanità mentale (e non è detto che io ne sia portavoce :) è una cosa che mi sembra assolutamente fuori moda. Porto un esempio: la sublimazione a livello lavorativo.
Ora io non so il perchè mi dia così tanto fastidio (quantomeno non me lo spiego al 100%) però è una cosa che non sopporto. Mi fa' schifo.
La carico in definitiva di significati negativi (ecco perchè mi da così fastidio).
Cosa porta un uomo a sublimarsi su/per il lavoro?
Le motivazioni possono essere tantissime. Ovvio. Ma perchè farlo?
Per farsi vedere? Per ambizione? Per non voler affrontare le cose che non vanno?
Ecco attribuisco a questo atteggiamento sostanzialmente questo significato. Ecco perchè la sublimazione lavorativa non la sopporto. Mi sembra appartenga a gente troppo codarda per guardare in faccia la realtà.
Nel mio piccolo mi è successa la stessa cosa (circa 5 anni fa') ed capitato proprio così. Uscivo da una relazione e per non pensarci più mi sono lanciato sul lavoro.
E via 18 mesi a fare solo quello. A non vivere più. A calarmi in una realtà da malati di mente.
Per cosa? Per capire che non è servito ad un cazzo. I problemi dopo 18 mesi li ho ritrovati tali e quali. Li avevo semplicemente messi fuori dalla porta. Riaprendola, li avevo ritrovati. Tutti. Da soli non se ne erano andati. Ho dovuto mettermi d'impegno io per risolverli. Uno per uno.
Ecco perchè trovo penoso adottare un atteggiamento simile ma, mi sembra che in giro di gente che fa' così ce ne sia fin troppa. Un conto è un periodo, ma osservo quotidianamente persone che lo fanno per anni e anni e si ritrovano a 50 anni ad aprirla quella porta. E allora i problemi si sono stratificati. E allora si cominciano a fare stronzate perchè è difficile trovare delle persone che abbiano voglia di affrontare i loro problemi. Che abbiano voglia di affrontarsi.
Io questo lo faccio. Quotidianamente. Costantemente. E' anche una mia debolezza. Ma è un'esigenza che sento. Non è certo motivo di vanto ma è da qui che parte la sensazione di sentirsi solo.
E' una solitudine "mentale" non fisica. Fare i conti con se stessi non è certo facile, aggiungo che forse non serve neanche a molto. Però sono fatto così e di sicuro, dico di sicuro, non mi capiterà di sublimarmi un'altra volta sul lavoro.
Se dovessi farlo sicuramente le motivazioni sarebbero profonde, radicate, di vitale importanza.
Lanciarsi in una cosa anima e corpo per non pensare.
No grazie.
L'ho fatto e lo vedo fare con pessimi risultati.
Persone che si ingrettiscono e che innalzano la loro autostima per via del lavoro. In nome del lavoro.
Massignur. Lasciamo perdere.
La cultura del lavoro c'è ed esiste. Lavorare è importante. Non ci sono dubbi.
Ma questo modo di lavorare non è sano. Non è sano per se stessi e per i propri colleghi.
Di recente ho parlato di queste stesse cose con una persona a me vicino che secondo me sta attraversando un periodo di "sublimazione" simile. Forse ne ha bisogno. Non lo so. Ma non mi piace vederla così.
Bè non l'ha presa bene nel sentirselo dire. Ma come spesso mi capita (e forse sono io a sbagliare i modi) ha rispedito al mittente queste mie osservazioni, aggiungendo poi un sacco di critiche su quello che sono e faccio io. Normale lo so. Però...
Vabbè. La sveglia è suonata. Con pochissime ore di sonno alle spalle mi accingo a fare una doccia e poi vado a lavorare.
buonagiornata
charlieboy

giovedì 10 novembre 2011

Luna piena

Come ho già avuto modo di scrivere ad una mia amica qualche mese fa' la condizione di "luna piena" la avverto sempre.
Cambia sempre qualcosa in me in questo momento. Le cose si accentuano. Si fanno più intense. Nel bene e nel male.
Da queste parti la fase più dura, "introspettiva" sembra essersi diradata. Si dirada in concomitanza con l'arrivo della nebbia. Strani contrappassi :)
Dentro le cose sono sempre in discussione. Ne discuto con me stesso e la cosa che mi stupisce è che riesco a parlarne più o meno apertamente con le persone a me più vicine. Miglioramenti incredibili per me che ho sempre avuto paura dell'impressione altrui. Per me che mi sono sempre fatto condizionare dall'impressione altrui. Per me che l'opinione altrui aveva sempre un peso differente.
Ho imparato ad ascoltarmi cristo santo. Per fortuna!!! Ho imparato a scegliere per me. Da me. La cosa di "farsi condizionare" non è passata del tutto. Ma ci sto lavorando. Cerco di renderla innocua!
Parola di una mia amica ieri mi hanno fatto riflettere. In realtà sono piovute su un argomento arcinoto. La mia proverbiale "rigidità". Rigidità che una volta mi ha fatto pensare di essere narcisista. Ma narcisista alla fine non sono perchè le emozioni dentro ci sono. Eccome.
Insomma vedremo un po' come andremo a finire.  Mi godo gli ultimi giorni di gesso in attesa di un rientro lavorativo al 100%. Di donne nulla all'orizzonte :)
Copio e incollo la mail di qualche fa' mese con cui ho esordito. Me lo impone la luna piena.


"E succede così, sempre, o quasi, ogni notte di luna piena. Manco fossi un licantropo, manco mi spuntassero le zanne e peli dovunque. Eppure, sarà un caso, ma la luna piena la percepisco, per carità, niente di straordinario ma è come se acuisse le mie sensazioni.
Non da una direzione precisa al mio umore ma, se sono triste sono semplicemente più triste, se sono allegro allora sono più allegro, se ho voglia di scopare, allora ho proprio tanta voglia di scopare.
E' da un po' che raccolgo “dati” a riguardo e devo dire che sì, una correlazione luna-sensazioni c'è, sarà indomostrabile ma c'è.
Nei giorni di luna piena mi sembra di essere più bello; è molto probabile che non lo sia ma mi sento meglio davanti allo specchio.
E stasera manco a farlo apposta è una serata di luna piena, non mi sento triste ma essendo un giorno  particolare, mi sento “quasi” triste e se mi sento “quasi” triste allora mi viene da scrivere.
Le frasi più belle, quello che arrivano da sole mi vengono in mente sempre mentre cammino o mentro attraverso la strada, comunque in momenti dove non ho la possibilità di catturarle.
Stasera quindi è così, tratta P. C., e ci risiamo, quella cert'uggia che riaffiora, in un momento particolare perchè qualcosa a breve cambierà ma anche perchè c'è quel disco giallo lassù.
Giornata afosa, torrida, ma se ci penso, chissenefrega, voglio scrivere di me ma non ci riesco perchè sto pensando che forse questo foglio lo farò leggere a qualcuno/a e allora la naturalezza fa a farsi fottere, lo devo scrivere per cercare di esorcizzarla. Cosa difficile perchè è un meccanismo cui sono abituato, a fingere, a pensare sempre a quello che pensano gli altri, a fare bell'impressione, a pensare che quello che ho da dire non è forse così interessante e che allora devo adottare le idee di un'altra persona per sentirmi a mio agio, confortato dal fatto che sono cose che non penso solo io, ma che almeno le pensiamo in due. In questi termini, la solitudine mi fa tanta paura, una solitudine mentale, mica fisica, per quella c'è la pornocrazia internettiana e la mia fedelissima mano sinitra, che mi conosce meglio di quello che potrà mai conoscere una donna.
Ah, la donna, tasto dolente, lo è sempre stato, ma adesso ancor di più perchè lei sta per tornare e la cosa sta per finire. Mi dispiace, mi dispiace su mille fronti, per quello che c'è stato e per i bei momenti, per quella sensazione che forse non sono mai riuscito a provare: di sentire soddisfatta la mia voglia di vita. Con lei mille cose, mille progetti, serate, concerti, pizze, menu, cucina in casa, fare i mestieri, trovarsi a trovare le amiche, fare un giretto, il tram la metro, i locali e lo shopping, le fotografie, le chiacchiare, i racconti, i giornali, i risvegli e i brunch fatti in casa, le vacanze, malta, il non sentirsi da soli.
Tutto bello, tutto bellissimo, tanto affetto, poco amore, sesso pessimo. Così non va. Così' non può andare io lo so, lei lo sa. Però dispiace. Per un attimo ci siamo stati vicini, compresi, senza volere nulla in cambio, senza che ci fosse amore, ma volendo bene all'essere umano che ci stava in parte. Forse è questo il rapporto perfetto! Forse me ne pentirò ma ho bisogno di quella sensazione, quella che in questi mesi è mancata, rimpiazzata da tutte quelle cose dette sopra che ti fanno prendere tempo ma che ti fanno capire che è soltanto un prendere tempo. Che le cose non cambieranno. Che tu probabilmente non cambierai. Ma che sicuramente sei migliorato e scusate se è poco.
Eccolo qua.. comincio a parlare in terza persona. Lo faccio sempre quando mi sento solo con i miei pensieri, è come se parlando in terza persona descrivessi una persona che conosco e con la quale sono d'accordo. Risultato? Non sono più da solo a pensarlo ma siamo in 2.
Che simpatico trucchetto! E pensare che è assolutamente incoscio. Me l'hanno dovuto spiegare perchè me ne accorgessi altrimenti.. bè sarei al punto d'inizio. E invece di strada sento che ne ho fatta, mi capisco di più e mi accetto di più e sono più contento. Sono decisamente più contento.
Quello che rimane è qualcosa che si ripropone da anni, il mio rapporto malato con la città di C., la mia città natale, una città che non capisco e che assurdamente sento che non mi capisce, mi sono sempre sentito diverso dal popolante, e mica intendo migliore, ma diverso, come se certe dinamiche tipiche di paese e che io associo inequivocabilmente a C. succedessero solo qua. Come se fosse l'origine del male, l'epicentro della stronzaggine, la voragine dell'ottusità, la causa del mio “non vivere”. Sarà stata l'adolescenza vissuta o più precisamente non vissuta, sarà il non fidarsi che è meglio così, che tanto lo sai che tutti te lo vogliono buttare in culo, sarà stato il non essermi ascoltato per troppo tempo ma adesso sento di essere in debito con la vita. Magari è una stronzata ma è così.
Mi sento (e a ben vedere mi sono sempre sentito) così pieno di vita che devo, ribadisco devo, fare quello che mi piace, quello che voglio. Impedimenti? Bè ce ne sono sempre stati, in primis gli amici, con quella metodica del “ma che cazzo fai?” “ma che cazzo ti sei messo in mente?” insomma vaffanculo ogni motivo era buono per lasciare per mollare, la logica dei cazzinelculo la logica del malasciaperderechepoifiniscemale la logica del lasciare a tutti i costi perchè se non desideri nulla non puoi perdere perchè hai già perso.
Questo è stato il leitmotiv della mia adolescenza, combattuto tra gli stimoli esterni, meglio definire i “non” stimoli esterni come “ingerenza” esterna e tutto quello che mi ribolliva dentro, come un vulcano, anzi, esattamente come un vulcano. E allora via a mangiare merda, a papparsela la merda, a riempirsi il piatto e poi fare il bis... quanta merda, merda dappertutto. Per cosa?
Per capire che era semplicemente una stronzata fare così. Non ci scappi da te stesso. Non ci scappi dai tuoi desideri. Prima o poi quello che sei esce, prepotente, però è una prepotenza buona, naturale, terapeutica. Un detto dalle mie parti dice: “da una mela non viene fuori una pera”. E' esattamente questo. Io non ho finto di essere ma partivo da un altro punto. Negavo di essere ciò che ero e quindi, ciò che sono.
Vado particolarmente fiero del fatto che sto parlando in prima persona. La vergogna su questi argomenti l'ho superata!
L'essere così è stata ed è costantemente scoperta di se stessi, cose che all'alba dei 30 anni avrei e dovrei avere già fatto.
Ma sono così, di questa generazione che spero abbia l'onestà di capire che per molti l'adolescenza finisce intorno ai 30 anni, come nel mio caso. A ben vedere i tempi di svezzamento si stanno allungando. Le madri finiranno di allattare intorno ai 15-16 anni.
Per le solite comparazioni statistiche il mio bisnonno (cioè 3 generazioni fa) nato a C. il 21 aprile 1889 aveva già sfornato un figlio e aveva già trovato il tempo per morire, ferito da un mitragliatore, sul carso il 17 maggio 1917. A vedere le foto, pur essendo più giovane di me, sembra comunque mio padre.
Vabbè, lo so, ci sono mille spiegazioni a tutto questo, la dieta, la vita, i ritmi, il lavoro, le condizioni igieniche, la condizione socioculturale, tutto quello che volete. Le differenze rimangono. La società era una cosa diversa. Si chiedevano cose diverse. Si sviluppavano persone diverse.
Mi sarebbe piaciuto conoscerlo. Come tante altre persone. Ma non si può."
Buonanotte.
charlieboy

martedì 1 novembre 2011

L'Italia nel pozzo.

Di qua e di la'.
Come una vela al vento. Rabbia. Parole dure. Passi. Lacrime.
Giornata passata a pensare. Pensare a quello che sono. Ai vari "perchè" in special modo ai "perchè sono così?".
Ed è tutta così. Una giornata a corrente alternata. I primi momenti rabbiosi, introspettivi, onanistici. Gli ultimi a cercare risposte. A pensare che forse so quello che cerco. Che forse so quello che mi serve per essere felice. E non mi riferisco solo ad una donna. Ma a tutto quello cui reputo strettamente interconnessa la felicità. Una vita semplice. Circondato da poche persone (semplici). Sentirmi utile per qualcosa e per qualcuno. Questo. Niente di più. Lontano dalle stronzate. Lontano dal potere. Lontano dai sensi di colpa.
E stasera ho visto "L'Italia nel pozzo", la storia di Vermicino. La conoscevo sommariamente. A distanza di 30 anni ho versato lacrime di fronte a quello strazio, come si potrebbe non farlo sentendo quella voce che grida "mamma" ? E di nuovo a chiedersi "perchè?".
Pochissima benevolenza dall'alto dei cieli. Se uno la vuole deve incominciare a metterla in atto, adesso, ora e subito.
Siamo quello che facciamo.
Sono quello che faccio.
buonanotte
charlieboy (e un po' di rum).

venerdì 28 ottobre 2011

the genius of the crowd


C'è abbastanza perfidia 
odio violenza assurdità 
nell'essere umano medio
per rifornire qualsiasi esercito
in qualsiasi giorno.

E i migliori assassini 
sono quelli che predicano contro 
e i migliori a odiare 
sono quelli che predicano amore
e i migliori in guerra 
sono quelli che predicano pace.

Attenti agli uomini comuni
alle donne comuni
attenti al loro amore.

Il loro è un amore comune
che mira alla mediocrità
ma c'è il genio nel loro odio
c'è abbastanza genio nel loro odio 
per uccidere chiunque.

Non volendo la solitudine
non concependo la solitudine
cercheranno di distruggere 
tutto ciò che si differenzia da loro stessi.

Non sapendo creare arte 
non capiranno l'arte 
considereranno il loro fallimento come creatori
solo come un fallimento del mondo
non essendo in grado di amare pienamente
crederanno il tuo amore incompleto
e poi odieranno te.

E il loro odio sarà perfetto
come un diamante splendente
come un coltello come una montagna
come una tigre come una cicuta.

La loro arte più raffinata

giovedì 27 ottobre 2011

Giudizi

Diffidenza.
Pochissima voglia di riporre fiducia in altri esseri umani. In altre persone che comunque cercano primaditutto la loro soddisfazione e poi, forse quella degli altri. Però se gli parlo questo concetto lo mascherano benissimo, facendolo passare come un errore mio, come un qualcosa che neanche si sognano di provare a pensare. Come se fosse già un peccato anche solo pensarle queste cose. Sarà, ma non solo le pensano, ma le attuano pure. Persone brave, bravissime ad attaccare, bravissime a dirti: "tu sbagli". Ma tu? Tu non sbagli?
Sono spessissimo quelli che ti dicono "devi metterti in discussione" quelli che in discussione non si sono mai messi. La solita storia. La solita amarezza.
Io mi ritrovo sempre più così, fragile? non lo so. Però sempre più deluso da cose che mi sembrano così chiare, così cristalline e che non vengono valutate come tali.
Mi sembra di essere la voce fuori dal coro, proprio quella voce che non viene mai ascoltata. Al massimo gli si da' ragione dopo anni.. bella soddisfazione.
Le cose si giocano però ora, la partita è adesso e a me sembra di essere sempre sfasato con il reale, con persone troppo "giudicanti" spesso anche nei miei confronti, che giudico sì, ma a prezzo di tanta autocritica.
Tutta roba gratuita.
Ci ritornerò su. Di sicuro.
ciao
charlieboy

mercoledì 26 ottobre 2011

Days

Mostre. Quadri. Critici d'arte conosciuti di vista. Campari. Campari soda. Americano. Pioggia. Milano e navigli.
Sempre bella.  Sorrisi. Risate. Pizza e kebab. Mano fratturata. Domande. Risposte (poche). Colloqui e burocrazia. Dormire alla mattina. Visite fiscali. Visite per l'idoneità sportiva. Passeggiate e piedi e autobus.
Colazione al bar. Caffè e brioche. Chiacchiere e opinioni. Sentir parlare di divorzi. Sentir parlare di voler essere felici. Bello. Io lo dico da una vita. Da quando altri volevano farmelo credere. No grazie. Ci penso da me. Pochi pochissimi dindini. Arriveranno. Consapevolezza che prima o poi dovrò costruire qualcosa. Cercare nello sguardo o nel sorriso qualcosa di più. Sforzarsi di vedere le cose in modo differente. Sforzarsi di cambiare.
Questi giorni vanno così.
charlieboy

mercoledì 19 ottobre 2011

La 25a ora style.

Fanculo.
Fanculo a quelli/e che fanno esperienze lavorative all'estero solo per tornare e spiattellartelo in faccia. Dicendoti di quanto era bello o di come si lavorava bene. Potevi rimanerci. Nessuno di avrebbe reclamato.
Fanculo agli stakanovisti. A quelli che c'hanno la verità in tasca. Un lavoro non lo impari stando tanto sul posto di lavoro. Un lavoro lo impari anche per quello. Non solo per quello.
Fanculo ai finti (alle finte) modesti/e. Vi si legge in faccia l'ambizione.
Fanculo a quelli che si scopano l'amante e poi si lamentano di quanto questa gli rompa le palle. Pensaci a quanto ti rompe mentre glielo sbatti tra le cosce.
Fanculo agli squallidi (alle squallide) doppiogiochisti/e. Di fronte dicono una cosa. Alle spalle un'altra. Con me parlano male di "terzi". E con "terzi" parlano male di me. Incredibile la stupidità.
Fanculo al mio netbook. L'ho pagato poco ma ha uno schermo veramente piccolo.
Fanculo alla mia stanchezza cronica. Alle mie continue deduzioni analitche.
Fanculo alla mia capacità di demotivarmi in tempo zero.
Fanculo a quelli/e che si lamentano sempre. Comunque.
Fanculo agli ottimisti. Non siete contagiosi :)
Fanculo a quelli che non esprimono mai un'opinione. Siete i primi egoisti. E lo sapete benissimo.
Fanculo a quelli/e che le opinioni le esprimono troppo. E a pure a cazzo. Siete dei/delle babbei/e.
Fanculo a quelli/e che prendono la forma dell'acqua. Si adattano comunque a tutto. Inizierei a proporvi una dieta a base di merda. Tanto per vedere fino a che punto potete arrivare.
Fanculo ai finti felici. A quelli che proprio, e non si capisce perchè, ti vogliono convincere di essere felici. Di avere una vita invidiabile. Non ci crede nessuno. Nemmeno voi. Che siete troppo senza coglioni per cercare di affrontare le cose che non vanno. A 50 anni sarete una fonte di infelicità senza fine.
Fanculo a  tutte le domande che iniziano con "perchè".
Fanculo agli sleali e a quelli che pensano anche per te. Lasciatemi stare. Non provate a mettervi nei miei panni. Sono in definitiva cazzi miei.
Fanculo a quelli/e che ti dicono che ti devi fidare di loro e poi attaccano con una sequela di ricatti manco fosse un contratto.
Fanculo ai finti indignati. Non ve ne frega un cazzo di niente.
Fanculo al tempo. Passa troppo troppo velocemente.
E c'è gente così stupida che lo spreca dicendo "Fanculo".
Che sia una buonanotte. La Vostra.
charlieboy

martedì 18 ottobre 2011

Tirando innanzi

Tendenzialmente apatico.
Anzi. Lavorativamente apatico.
Anzi. In apparenza apatico. Le emozioni sotto ci sono. Solo che non vengono a galla. Rimagono dentro. In fondo. E fanno un gran casino. Ma fuori si vede poco. Anzi. Per chi non mi conosce. Non si vede affatto.
Meccanismo di difesa. Lo so. Un  tempo era anche peggio.
Adesso è molto più tollerabile. Meno integralista. Meno ermetico.
Week andato bene. Arrampicata, qualche centinaio di metri. Giornata stupenda. Splendida come tempo e tranquillissima interiormente.
Mi riscopro accomodante ma con una capacità di non illudermi sulle situazioni. Le persone pensano che non me ne renda conto. Ma sono proprio loro a prendere abbagli. Tutti intenti a parlarsi addosso. A lucidarsi l'autostima. A cercare di innalzarsi.
Tentativi che mi fanno sorridere. Pensano davvero di non darlo a vedere? Bah.
A ben vedere. I calcoli e le ambizioni delle persone sono tutte lì. Da vedere. E più si cerca di nasconderle. Più le cose risaltano. Balzano all'occhio.
In questo credo ciecamente nell'essere se stessi. Nel fare ciò che si sente e nel non prendersi in giro. Il rispetto per se stessi, in definitiva, primaditutto!
Mi sento indolenzito, stanco, ma tutto sommato sereno!
Tirum (tiriamo, ndr) inans (avanti, ndr) insì (così, ndr).. che andiamo bene :)
buonanotte
charlieboy

martedì 11 ottobre 2011

alla ricerca dell'eutimia

Il mio disturbo distimico si fa' sentire. A dire il vero non so ancora se il mio disturbo sia distimico o ciclotimico.
Penso più il primo comunque :)
Sento che mi fa' un gran bene scrivere. E' come se riuscissi a parlare con qualcuno. Senza vergogne o senza falsità.
Il blog in questo senso è davvero terapeutico, è un modo anonimo per scrivere qualcosa su di me senza espormi troppo. Senza vergognarmi.
Forse è per questo che adoro così tanto l'anonimato :)
Oggi di sorrisi pochi. Di parole pure. Poca voglia di parlare o di relazionarmi in generale.Voglia di fare le mie cose. Ma, causa malinterpretazione (così mi dicono), mi trovo in una situazione dove il mio lavoro me lo fanno fare poco. La cosa mi infastidisce e mi fa' pure incazzare.
Gentaccia del cazzo. Gentaccia che non ha alcuna idea di cosa significhi "insegnamento" o il verbo "insegnare" o il concetto di gestire giovane forza lavoro. Con tutto quello che significa. Nuove idee, un certo entusiasmo. Macchè, mica viene apprezzata questa cosa. Tutt'altro. Viene sminuita. Viene vanificata da concetti del cazzo che non stanno ne in cielo ne in terra ma solo nei crani pieni di merda di taluni esseri cui qualcuno aggiunge l'aggettivo: umani.
Umani n'par de cojoni... tzè tzè. (proprio come Bombolo).
La rabbia sta ritornando su. Di fronte all'idiozia. Al complicarsi e al complicare la vita. Alle stronzate e a tutto quello cui non trovo senso (forse proprio perchè privo di senso) rispondo con l'incazzatura. Con la rabbia. Di non poter fare niente. Ma la voglia di voler spaccare con le mie mani qualche zigomo, qualche mandibola.. bè.. è un desiderio che c'è ed è forte!
In alternativa?
Fottermene. Fottermene perchè così volto le spalle all'idiozia. Le cose ovviamente non cambiano. Proprio perchè non possono cambiare. E allora o mi ci schianto o mi ci adatto o me ne fotto. Un disobbedire in maniera composta. Garbata. Tanto per non rompere i coglioni.
Ma porca troia...
Dieci anni di studio buttati nel cesso per sentirmi imbottire di cazzate..
Potevo evitarmeli. Di cazzate ne avrei sentite lo stesso. Magari ne avrei sentite meno.
Probabilmente sto peggiorando. Mi sto rinchiudendo nella noia di fottermene di quasi tutto.
Mi sento estremamente vulnerabile.
charlieboy

lunedì 10 ottobre 2011

di lunedì

11 ore di lavoro e non sono contento.
Non è neanche bastato un cielo mozzafiato all'uscita del lavoro a farmi passare questa sensazione.
C'ho provato eh. Lo giuro.
C'ho provato a farmelo bastare. Insieme alla passeggiata per tornare a casa. Però niente.
Oggi non funziona.
Domande sul senso o peggio, sul perchè delle cose. Sul senso, o sul perchè del lavoro.
Del mio lavoro.
Oggi come oggi di risposte poche.
Pochissime e scarse.
Non sono triste ma ci penso su. Mi sembra un cazzo di incontro di pugilato.
Sempre lì. A prenderle e a darle.
A cercare di capire chi sta vincendo.
Non sempre è così evidente!
Vi terrò aggiornati.
Mi terrò aggiornato.
charlieboy

P.s. Tornare a casa e berci su. Non è un buon segno!
Fanculo

Stay human

Stay hungry. Stay foolish.
Recitava il plurimiliardario che se n'è andato qualche giorno fa'.
Ho sentito il suo discorso tenuto all'università di Stanford. Belle parole, concetti sicuramente stimolanti, grande motivazione, parole dette da un vincente, che enfatizza quanto dura sia stata la salita.
Certo è che una volta arrivati in cima, la fatica si dimentica. Si volatilizza. Il dolore passa. Le cose si dimenticano.
Lungi da me parlare di Steve Jobs e della sua folgorante carriera. Lungi da me esprimere parole di stima o di dissenso. Più di tutto c'è la voglia di analizzare quello che ultimamente mi sembra di cogliere, in giro, nei discorsi, nei "vincenti".
Il buon Jobs in questo incarna il prototipo ideale. Uno che si è fatto da solo. Cose che Italia siamo abituati a sentire. E con che cosa cerca di spronare una nuova generazione di laureati?
Facendo leva sul non mollare, sull'essere creativi, sul considerare le esperienze in senso assoluto senza termine negativo o positivo (cosa sulla quale sono peraltro d'accordo).
La cosa che questi oratori dimenticano è che il mondo non può essere fatto solo da vincenti, che non tutti hanno le capacità, la fortuna o tutte e due queste cose, per creare e veder sopravvivere una ditta che ora vanta miliardi di dollari di introiti.
Con il fatto di sentirti dire che: "sei speciale" alla fine ci credi però questo si scontra con il fatto che devi tirare la lima 8 ore al giorno per portare a casa uno stipendio mensile che magari ti fa' vivere bene, ma magari no.
Tutto questo cozza con quelli che sbavano la ghisa, che lavorano in fonderia e fanno i turni, magari un posticino tipo Thyssenkrup. Con quelli che lavorano in miniera. Con quelli che fanno un lavoro d'ufficio deprimente e senza sbocchi. Magari con un capo che rompe pure i coglioni.
Perchè se il discorso di questi magnati è vero (ma dubito) allora, una volta riscattata la propria posizione, ci sarà sempre qualcun'altro che prenderà il posto lasciato vacante. Un perpetuarsi di situazioni non proprio vincenti. Situazioni che ovviamente non vengono neanche prese in considerazione.
E' per questo che discorsi "esotici" alla Jobs non attaccano anzi, mi fanno storcere il naso. Sono lo stimolo a cercare di fare quello che non si può, lo stimolo a farti pensare: "dai forza, magari divento come lui..".
No. Non va bene. Non è un progetto. Non è uno stimolo. Non è reale.
Reale è quello che timbra il cartellino e che magari fa' un lavoro che non gli piace. Ma lo fa' lo stesso e magari lo fa' anche bene. Questo merita più il mio rispetto agli squali alla Jobs. Gente che non si farebbe grossi scrupoli a segare decine di migliaia di dipendenti in nome di qualche aumento nelle quotazioni a Wall Street.
Ripeto, discorsi motivazionali alla Jobs se ne sentono tanti. I vari leader di settore ne infarciscono i vari congressi. Dalla Goldman Sachs alla Volwerk Folletto. La solita roba. Gente che vorrebbe farti credere che tu sei il tuo lavoro. Gente che vuol farti credere quello che non sei.
No, grazie. Sono molto di più. E ne sono conscio.
L'identificazione totale con il lavoro genera uno "stress" a mio avviso insostenibile, esagerato. Aggiungo anche, inutile. Per questo vedo dietro questi "affascinanti" discorsi un enorme meccanismo che non va'. Perchè non premia tutti. Perchè non accessibile a tutti.
Chiunque può avere intelligenza idee e motivazione. Se fosse così il mondo si riempirebbe di vincenti? E i perdenti? Diventerebbero la nuova razza da raggiungere? Proprio perchè in minoranza?
Forse, o almeno, mi piace pensare così.
Si ricerca sempre la condizione rara. Diventare un imprenditore di successo (ma un successo che duri!) così come vincere al superenalotto.
A me più di tutto interessa essere professionale. Fare bene il mio lavoro.
Mica tante cazzate. E' già difficile così!
Mi dispiace vecchio Steve Jobs, le cazzate di Stay hungry stay foolish non le bevo.
Beviti tu le mie.
Siate incazzati. Siate umani. (Stay angry. Stay human).
In alto i calici.
charlieboy

P.s. Stay human! Non vi sembra abbastanza difficile? :)

mercoledì 5 ottobre 2011

Tonight tonight

Ci penso su.. e torno a casa quasi di fretta. Allungo il passo come se i pensieri mi stessero scappando dalla testa.
Ed effettivamente è così. Ne lascio un sacco per strada. Buoni spunti per scrivere qualcosa di buono. Ma mi succede così, le idee migliori, le più fugaci, sono quelle che arrivano quando sono a piedi, lontano da qualsiasi cosa per poterle immortalare e, magari, per capire che non erano così belle.
Niente da fare, stasera le idee non scappano, rimangono qui, con me, attaccate alle mie palpebre, attaccate alla mia voglia di piangere, ma mica per motivi tristi o brutti, ma semplicemente così, per la voglia di piangerci su.
Stasera si è ripresentata prepotente la necessità di sentirla, di riappacificarmi, se così si intende, dopo dieci mesi avevo ancora qualcosa da dire, parole belle, che sentivo davvero, ringraziamenti, per tutto quello che mi ha insegnato, per il bene che mi ha voluto e che ho sentito, perchè sento affetto per lei e penso che sia importante sentirsi con una persona che ha provato questo per me.
Non l'ho percepito da molte persone, però le volte che è successo, bè, mi ci sono affezionato. Come a dire: "Grazie" per aver provato per me una cosa tanto bella.
Non è stato difficile dirglielo, non è stato difficile spiegarmi, anzi, è stata una cosa facile, naturale, vera, spontanea. Voglia di dire che di bene gliene voglio ancora, che le devo molto e che non c'è giornata passata insieme legata ad un bel momento. Ad un bel ricordo.
Grazie. Davvero.
Di ritorno dalla pizza con amici, passo davanti alla casa di un'altra persona per me importante, che ora vive e lavora all'estero, e allora anche lì giù con i ricordi, con quello che è stato, con le cose cambiate e con quelle rimaste uguali.
Ecco un'altra persona che mi ha voluto bene e che me ne vuole ancora.
Ecco perchè questa fretta di provare a scrivere qualcosa, perchè finalmente ho la sensazione di strisciare il cuore da qualche parte. Ecco perchè ho la sensazione di aver perso qualche pezzo di me in queste relazioni. Pezzi che forse non mi mancheranno ma che delineano quanto queste storie siano state importanti.
Ogni tanto capita che me ne accorga :)
Stasera, tornando a piedi, penso di essermi sentito felice!
Buonanotte
charlieboy

http://www.youtube.com/watch?v=NOG3eus4ZSo

giovedì 29 settembre 2011

The meaning of life in a glance

Voglia di pulizia, ordine, professionalità. Di cose fatte per bene, di sentirmi bene, completo, lucido. Voglia di saper fare quello che faccio, di rispetto, di farsi rispettare. Di essere tranquillo. Sereno. Di cose giuste, che vanno  per il verso giusto. Di meritocrazia. Di cerchi che si chiudono. Di cose che si pagano, senza sconti. Di guardare in faccia le cose per quello che sono senza stronzate, senza paure, senza false speranze.
Voglia di lealtà, di correttezza, di giustizia. Voglia di essere quello che sono, voglia di credere a cose vere, reali.
Voglia di buon senso. Di senso del limite. Di sapere che dove comincio io, finiscono gli altri. E viceversa. Consapevolezza di essere così, senza trucchi, senza cercare di vendersi o imbellettarsi. Rispettare e pretendere rispetto. Dare e avere. Considerare i limiti per quello che sono. Cioè mutabili, spostabili più in là, ma anche più vicini.
Consapevolezza che tutto è molto più complesso di quello che spesso si considera, che spesso le idee si fondano su una sfrontata superficialità nell'analisi delle situazioni.
Poca voglia di commentare, di analizzare quello che non va, che non mi piace. Lo so fin troppo bene senza continuare a ripetermelo.
Poca voglia di lamentarsi, di vittimizzarsi. Nessuna vittima, se non ci si vuole sentire tali.
Parlare in terza persona. Mi capita, di tanto in tanto, un trucchetto infantile per fare apparire tutto più accettabile, normale.
Mi fa sentire meno solo.
charlieboy

lunedì 26 settembre 2011

Passività

Week end filato liscio dopo una settimana che mi è volata!
Lo dico volentieri. Venerdì di lavoro e poi via, pronto per la seratona. Cena con amico commercialista (i commercialisti possono anche essere amici?) e poi tanto delizioso Gin Tonic. Mi sono risvegliato nel mio letto senza ricordare quasi niente. Un'ingranata così ci voleva proprio. Era da un bel po' che mi comportavo da bravo ragazzo.
Il sabato niente hangover, niente mal di testa, niente di niente solo che mi è piombata addosso la mia proverbiale "passività". Allora, e lo so già, il divano diventa il mio piccolo, odioso mondo. Mi ritrovo a sbavare di fronte alla tele, a farmi bombardare di informazioni. Prima il gran varietà sportivo con tutti i mondiali di ciclismo dal 1970 al 2010 poi il documentario con K.Branagh sulle imprese di Shackleton poi i mondiali di ginnastica ritmica.
Sarà ma tutta sta cultura e tutto sto sport mi hanno messo addosso un sonno e.. sono crollato.
Una giornata buttata nel cesso. E pensare che potevo prendere la moto, la bici, un giro in centro, invece niente. Sul divano ad aspettare il niente, a pensare che mi sarebbe piaciuto cercare qualcuno/a per uscire, fare un giro e invece, nulla. Non ho fatto nulla. Parafraso qualcuno che ne sa più di me e che una volta mi ha detto: "Dietro la passività si nasconde una grande sofferenza", impigrirsi, annoiarsi serve solo a ricoprire questo malessere, per non farlo uscire.
Sono d'accordissimo con queste parole, perchè é quello che succede a me. I motivi li conosco (se non tutti, almeno in parte) ma, cambiare attitudine, invertire la rotta, è difficile. Infin dei conti ho selezionato quest'atteggiamento in 30 anni. Il punto è che ora ho un grande vantaggio, il background, il "perchè" delle cose in buona parte lo conosco già. Superarle è tutt'altro che scontato. Staremo a vedere.
La verità è che momenti come questi mi hanno sempre accompagnato. Me la ricordo la noia dei miei vent'anni, tutto teso ad aspettare che qualcosa che mi piovesse addosso.
La solitudine allora me la sono fatta bastare, ne ho fatto un cavallo di battaglia, come se ci volesse chissà quale capacità a stare soli. Quante stronzate... La verità è che stare solo non mi piace, che vorrei avere una persona al mio fianco, da stringere, per parlare, per cercare di farmi capire. Ora lo so. Prima lo rinnegavo. Come se fosse questione di coerenza o di forza.
Oggi come oggi mi riscopro fallibile, incoerente, non particolarmente forte e neanche così intelligente come pensavo. Eppure è un ottimo punto di partenza. E guai se non fosse così. Ora queste cose le accetto. Non sono queste le cose che mi rendono "speciale" e che invece un tempo pensavo fossero le sole cose importanti.
Mi manca una donna. Ed è nei miei momenti di passività che emerge questo. Affiora questo pensiero, ma non fa male, è annebbiato da tutta la noia, dalla diffidenza. Lo sento ma sembra distante, lontano, una voce lontana nella nebbia. E invece dovrebbe fare male, darmi lo scossone per dire: "Fai qualcosa, muoviti". E invece no. La risultante è l'inazione, il che cosa lo fai a fare, o il: "lo faccio dopo".
Come fare a capire che passo un periodo così? Semplice, il divano diventa l'epicentro della mia vita, a lato, si accumulano in ordine sparso generi di prima necessità, per fare un esempio volto lo sguardo e vi descrivo quello che vedo: un vasetto di yogurt yomo, due vasetti di olive taggiasche, uva, contenitori vuoti per il sushi, salsa di soia (ma non va in frigo??), tappo di sughero, succo di frutta, bottiglia di grappa, bicchiere di vino, bottiglia d'acqua.
E' in mezzo a questo casino che cerco di ricompormi. Quando passa? Semplice, quando metto tutto in ordine!
Io non sono pazzo :)
Buonanotte.
charlieboy

giovedì 22 settembre 2011

Pugni e pupe

La boxe è rientrata prepotentemente. Quasi come una necessità. Mi fanno male le mani. Specie la sinistra. Ma chi si può lamentare? E' uno sport talmente stupendo che si può capire solo se lo si pratica. E' una cosa che mi emoziona. Che mi piace vedere. Di cui mi piace parlare. I movimenti, i passi, c'è un qualcosa di molto poetico, di  estremamente artistico in uno sport che è un controsenso unico. Un enigma da decifrare. Che seleziona le persone, i caratteri, e che a sua volta le plasma, le cambia.
Difficile poter ottenere di più da una disciplina sportiva. Difficile avere così tanto. Difficile trovare qualcosa che ti cambia profondamente, sul ring come nella vita di tutti i giorni. Niente di straordinario, beninteso, ma qualcosa di estremamente difficile da spiegare, differenze sottili, ma che la "differenza" la fanno davvero.
A me è successo questo, sarà anche per carattere, particolarmente incline al "resistere" alla sofferenza, ma la boxe mi ha insegnato ad accettarla questa sofferenza, quasi come se fosse parte dello stesso "pacchetto vacanze" e non a "resistervi". In "Million dollar baby" si dice la frase: "..stai tranquillo che il pugile tutto cuore ne prende tante, e le prende di sicuro". Assolutamente vero.
In serata l'ho rivista. Mi piace. Non avevo voglia di uscire ma mi sono forzato a farlo. Non mi sono assecondato e... l'ho rivista. Mi piace ancora. Mi piace il suo viso. Il naso. Le labbra.
Come se il tempo si fosse fermato a un po' di tempo fa'.
Ci penso ma questa volta con calma. La diffidenza la fa' sempre da padrona. Devo ringraziare la mia famiglia per questo, specie mia madre. Vediamo che succede prossimamente.
Spero di baciarla. Ci spero. Ho voglia di farlo. Di stringerla. 
Esagero?
Eviterò ora di postare una canzone dei Pooh.
Buonanotte.
charlieboy

martedì 20 settembre 2011

Ritorni

Sulle note di: "l'estate sta finendo" di quei due spanati dei Righeira scrivo questo post.
"Ritorni" perchè sono tornato a fare un po' di cose che evitavo da tempo, la boxe, l'arrampicata, la bicicletta.
Bello ritrovare i movimenti e la fatica. Bello sentire i muscoli di nuovo indolenziti. Bello ritrovare il pugilato. Disciplina che mi aveva stancato un po' e che invece ho recuperato alla grande. Come fosse una cosa che non ti molla mai.
Putroppo non ho fatto solo sport :) Ho pure lavorato. Ma sul lavoro per ora tutto tranquillo. Sto bene. Sono sereno e.. non ci sono cazzi... queste sono cose che contano davvero!
Al di fuori della vita professionale e della mia felice vita da single bè.. un mio amico.. un coetano.. si è sposato nel week end. Nessuna nostalgia, solo la presa di coscienza che  mi è piombata addosso, c'è gente che si sposa!!! Gente veramente folle :)
A casa così così. La splendida sorella invece sta benissimo e la sua splendida famiglia ora gode di una personcina in più :) Sapessero il bene che gli voglio :)
In definitiva crisi della scrittura. Vorrei scrivere più e meglio. Ma o non trovo o il tempo o scrivo male, come stasera. Vabbè passerà.
Ultima considerazione oggi l'ho rivista. Niente di che. Le ho parlato poco. Ho fissato le sue labbra, i suoi occhi, mi sono chiesto se è veramente quello che voglio. E poi mi ritornano in mente quelle labbra.
La risposta non la so. Però l'ho rivista e rivederla mi piace. :)
Sono tanto stanco.
Vado a dormire. Post migliori ne arriveranno di sicuro!
Buonanotte
charlieboy.

giovedì 15 settembre 2011

La vita semplice

Zio alla quarta. Zio per la quarta volta. Ogni volta è un'emozione. Anche se oggi è stata un'emozione. Sapere che a distanza un'altra vita nasceva. Mica una vita a caso, una vita con cui avrò a che fare, con cui spero di poter interagire, cui spero di poter insegnare qualcosa, cui comunque, voglio già bene.
Sensazione strana, sentimenti potenti, innati, inspiegabili ma, giustificabilissimi! Un unico peccato, il segno zodiacale, Vergine è proprio un segnaccio. Io lo posso dire, ho 2 genitori di questo segno e quindi ne conosco virtù e difetti. 
Morale che zoppica un po', voglia di starmene per i fatti miei, voglia di pensarci su, voglia di capirle le cose, fino in fondo, senza alibi, senza puttanate. Serata in cui sono stato richiesto. Mi hanno cercato e nonostante provo sempre più repulsione per le tavolate, mi fa' sempre un gran piacere sapere che qualcuno mi cerca, mi vorrebbe lì. Bello saperlo.
Stasera l'ho sentita, via facebook anche se mo' non la trovo più, la voglia di invitarla fuori c'era, eri lì, la covo da un po' di tempo ma non c'è la fiducia nel farlo, non c'è quel fuocherello che sentivo bruciare prima e che ora mi fa' pensare che la cerco solo perchè un tempo ho provato qualcosa. Alle volte ho la sensazione di cercarla per tentare di chiudere la parentesi.
Boh, non lo so, l'istinto di autoconservazione mi dice di aspettare.
Eppure, nonostante il morale zoppichi mi basta poco per sorridere, per sentirmi felice, per sentire che c'è qualcosa di estremamente bello attorno a me, che basta saperlo cogliere.
Il panorama al tramonto mentre faccio un giro in bicicletta, una coppia che si tiene per mano e che si cerca con gli occhi, una mamma che da' il  bacio alla figlia nel primo giorno di scuola mentre il papà la carica in moto. Basta poco per farmi sorridere con gli occhi, basta poco per rendermi contento, consapevole che non è tutto qui, che c'è di più, c'è molto molto di più.
Inizi, già gli inizi mi colpisono, mi commuovono, sapere che quella bambina inizia con la scuola un percorso che la porterà a formarsi a diventare qualcuno.. qualsiasi "qualcuno" essa sia. Come mi commuove la "totipotenza" dei bambini, dei neonati, di mia nipote, l'ultima, quella nata oggi. Chissà come sarà per loro, chissà cosa decideranno per la loro vita. Spero di essere parte attiva nel loro sviluppo, qualcosa da insegnare ce l'ho. Niente di eccezionale, vorrei solo passare quei concetti che sono stati importanti per me, come l'ascoltarsi, l'accettarsi, il non pensare di essere sbagliati. Spero sinceramente di avere la possibilità di dirglielo prima o poi senza pretese didattiche ma con la semplicità di chi vuole bene all'interlocutore :)
Insomma una fase così: back to the roots. Pensieri semplici, cose semplici.
Che la vita non è fatta forse di queste cose?
Mi sia concesso un po' "qualunquismo"!
Vi saluto. 
Aggiungo solo due cose:
in primis una poesia che sia chiama "Istanti" e in ultimo "Rolling in the deep" di Adele. E qualcuno il motivo lo sa.
A presto.
charlieboy

Se io potessi vivere un'altra volta la mia vita
nella prossima cercherei di fare più errori
non cercherei di essere tanto perfetto,
mi negherei di più,
sarei meno serio di quanto sono stato,
difatti prenderei pochissime cose sul serio.
Sarei meno igienico,
correrei più rischi,
farei più viaggi,
guarderei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei più fiumi,
andrei in posti dove mai sono andato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali e meno immaginari.
Io sono stato una di quelle persone che ha vissuto sensatamente
e precisamente ogni minuto della sua vita;
certo che ho avuto momenti di gioia
ma se potessi tornare indietro cercherei di avere soltanto buoni momenti.
Nel caso non lo sappiate, di quello è fatta la vita,
solo di momenti, non ti perdere l'oggi.
Io ero uno di quelli che mai andava in nessun posto senza un termometro,
una borsa d'acqua calda, un ombrello e un paracadute;
se potessi vivere di nuovo comincerei ad andare scalzo all'inizio della primavera
e continuerei così fino alla fine dell'autunno.
Farei più giri nella carrozzella,
guarderei più albe e giocherei di più con i bambini,
se avessi un'altra volta la vita davanti.
Ma guardate, ho 85 anni e so che sto morendo.


lunedì 12 settembre 2011

Fireworks

Week end densissimo di eventi. Periodo densissimo di eventi oserei dire.
Di ritorno nella città natia ho trovato una situazione famigliare "agguerrita" nei miei confronti, in special modo mia madre, la quale ha tentato di scaricarmi addosso le sue ansie e i suoi limiti. Ero pronto a tale evento, gliel'avevo visto prepare, quasi con pudore ha cercato il momento buono. Non so se fosse o meno il momento buono quello che ha sicuramente toppato è stata la "solita" forma utilizzata. Avevo anch'io le mie cose da dire. Le ho dette. Con la tranquillità di chi quelle cose le pensa davvero. Senza un filo di agitazione. Per chiarire, come se ce ne fosse bisogno, che sono definitivamente cambiato. Grazie al cielo. Anzi no, grazie a me. A quello che ho voluto io!
Dopo una discussione così "spessa" c'era da staccare un po'. Per fortuna, si era già programmato un bel giro sulle dolomiti. La montagna in Settembre è stupenda. Cambiano i colori e i profumi, sembra che tutto sia un po' più lento, calmo, senza fretta. Esattamente come mi sentivo io. Tanto silenzio durante il trekking. Complici un po' di pensieri mi sono forse emozionato di meno rispetto alle altre uscite, ma comunque: che spettacolo! E' così strano. Dalla pianura più spinta ai panorami di pietra in circa 2 ore. Un cambio di scenario da capogiro.
E mentre ritornavo nella mia città adottiva tantissimi fuochi d'artificio. L'estate sta finendo!
Buonanotte
charlieboy

martedì 6 settembre 2011

Lavoro e pensieri

Prima settimana di lavoro. Tutto sommato bene. Soddisfatto. La consapevolezza del lavoro, tutt'altro che facile, che mi sono scelto, aumenta. Aumenta non dal punto di vista tecnico ma dal punto di vista di capirne i limiti, carpirne un po' meglio le sfumature.. conscio che quando le situazioni si faranno più "critiche", bè, lì mi troverò in un campo del tutto nuovo. Sarà scoprirsi in una situazione mai provata. Mi auguro che sia una bella sorpresa :) Per me ma non solo per me.
Serata tranquilla, la mia non voglia di cucinare mi ha portato ad uscire, per l'ennesima volta. I mesi estivi non mi hanno mai aiutato nelle mie produzioni culinarie, esco, mangio, bevo birra, chiacchiero e penso.
E penso alla mia ultima relazione, chiusa per volontà mia, anche se agli altri non lo dico, ma è probabile che sia successo così, ci penso perchè ogni volta che ci penso mi viene da sorridere, sono stato così contento di passare del tempo, del "bel tempo" con una persona, anche se non l'amavo, anche se, con il passare del tempo ho imparato a volerle bene, tanto bene, intriso di quel senso di protezione che non so perchè provo nei confronti delle donne.. come se tutte avessero bisogno di essere davvero difese!! :)
Vorrei rivesare in queste poche righe la bella sensazione che provo, è qualcosa che arriva dal cuore, perchè è lì che si concentra quello che provo, come se il cuore venisse premuto, schiacciato un pochettino. Bè sembra drammatica ma è una sensazione positiva, almeno così la reputo, bella, legata ai ricordi di una bella persona, una persona che mi ha dato tanto, cui devo tanto e a cui spero di aver dato qualcosa.
Una cosa sicuro gliel'ho data, l'onestà, l'onestà intellettuale nel non vendere fumo, nel non vendermi per quello che non sono, ma anzi, tutt'altro, nell'essere brutalmente me stesso, con tutti i miei noiosi limiti, con tutte le mie strane illogicità. Eppure ci siamo frequentati quasi un anno, un anno che mi è volato, che ho goduto appieno, in cui abbiamo fatto un sacco di cose, insomma mi riguardo indietro e sorrido, sono contento.
Certo che ci sono stati momenti tristi, di scontro, legati al nostro rapporto, a come è nato, allo scopo che ci "vedevamo dentro" eppure adesso a ripensarci è poca cosa, le occasioni felici sono state di gran lunga superiori alle negative, mi sembra di sentirle le risate, gli abbracci, le mani strette l'una nell'altra, le camminate, gli aperitivi e i brunch, le cene a casa, i panini, le birre, il cinema, il teatro, l'agriturismo in toscana, la festa di capodanno, la bronchite durata un mese, Malta, lo spagnolo, i piatti colombiani e il ristorante eritreo, il bar atomic e il Frida (dove non mi hai mai portato! :), Serravalle e gli stivali all'outlet di Fidenza, i viaggi in auto e la visione rilassante delle mucche, le T-shirt di Pull&Bear e i jeans dal tizio losco, Renato Vallanzasca, Jaime Garzon, Paolo Conte, Lillo e Greg... ogni ricordo un bel ricordo, un bel ricordo legato ad una bella persona cui voglio bene e cui auguro il meglio, nel lavoro e nell'amore (quello che non sono mai riuscito a darti, perchè non l'ho mai provato).
Però che bello, stare insieme così, senza chiedersi niente di particolare, senza avere il tempo di farlo.. i ricordi stasera viaggiano rapidi e mi sembra di scorrere mentalmente le diapositive del "mare", tanti tantissimi momenti belli, genuini, veri, vividi.
Così mi piace ricordarli, così mi piace sentirli, così voglio viverli, senza conoscerne i retroscena, senza sapere che magari lì non eri davvero felice.. non mi serve saperlo, preferisco tenerli così nella dorata illusione che forse sono stati momenti così.. come dico io.. questa sera ho bisogno di pensare così!
Non mi hai più voluto sentire.
Il mio bene rimane (e sai quanto sia diffidente in ciò). Spero che ti possa arrivare in qualche modo.
Ti abbraccio forte. Come ho fatto per quasi un anno. Contento di aver passato il mio tempo al tuo fianco.
Buonanotte paolina.
"Che tu possa avere sempre il vento in poppa, che il sole ti risplenda in viso e che il vento del destino ti porti in alto a danzare con le stelle."
charlieboy