giovedì 10 novembre 2011

Luna piena

Come ho già avuto modo di scrivere ad una mia amica qualche mese fa' la condizione di "luna piena" la avverto sempre.
Cambia sempre qualcosa in me in questo momento. Le cose si accentuano. Si fanno più intense. Nel bene e nel male.
Da queste parti la fase più dura, "introspettiva" sembra essersi diradata. Si dirada in concomitanza con l'arrivo della nebbia. Strani contrappassi :)
Dentro le cose sono sempre in discussione. Ne discuto con me stesso e la cosa che mi stupisce è che riesco a parlarne più o meno apertamente con le persone a me più vicine. Miglioramenti incredibili per me che ho sempre avuto paura dell'impressione altrui. Per me che mi sono sempre fatto condizionare dall'impressione altrui. Per me che l'opinione altrui aveva sempre un peso differente.
Ho imparato ad ascoltarmi cristo santo. Per fortuna!!! Ho imparato a scegliere per me. Da me. La cosa di "farsi condizionare" non è passata del tutto. Ma ci sto lavorando. Cerco di renderla innocua!
Parola di una mia amica ieri mi hanno fatto riflettere. In realtà sono piovute su un argomento arcinoto. La mia proverbiale "rigidità". Rigidità che una volta mi ha fatto pensare di essere narcisista. Ma narcisista alla fine non sono perchè le emozioni dentro ci sono. Eccome.
Insomma vedremo un po' come andremo a finire.  Mi godo gli ultimi giorni di gesso in attesa di un rientro lavorativo al 100%. Di donne nulla all'orizzonte :)
Copio e incollo la mail di qualche fa' mese con cui ho esordito. Me lo impone la luna piena.


"E succede così, sempre, o quasi, ogni notte di luna piena. Manco fossi un licantropo, manco mi spuntassero le zanne e peli dovunque. Eppure, sarà un caso, ma la luna piena la percepisco, per carità, niente di straordinario ma è come se acuisse le mie sensazioni.
Non da una direzione precisa al mio umore ma, se sono triste sono semplicemente più triste, se sono allegro allora sono più allegro, se ho voglia di scopare, allora ho proprio tanta voglia di scopare.
E' da un po' che raccolgo “dati” a riguardo e devo dire che sì, una correlazione luna-sensazioni c'è, sarà indomostrabile ma c'è.
Nei giorni di luna piena mi sembra di essere più bello; è molto probabile che non lo sia ma mi sento meglio davanti allo specchio.
E stasera manco a farlo apposta è una serata di luna piena, non mi sento triste ma essendo un giorno  particolare, mi sento “quasi” triste e se mi sento “quasi” triste allora mi viene da scrivere.
Le frasi più belle, quello che arrivano da sole mi vengono in mente sempre mentre cammino o mentro attraverso la strada, comunque in momenti dove non ho la possibilità di catturarle.
Stasera quindi è così, tratta P. C., e ci risiamo, quella cert'uggia che riaffiora, in un momento particolare perchè qualcosa a breve cambierà ma anche perchè c'è quel disco giallo lassù.
Giornata afosa, torrida, ma se ci penso, chissenefrega, voglio scrivere di me ma non ci riesco perchè sto pensando che forse questo foglio lo farò leggere a qualcuno/a e allora la naturalezza fa a farsi fottere, lo devo scrivere per cercare di esorcizzarla. Cosa difficile perchè è un meccanismo cui sono abituato, a fingere, a pensare sempre a quello che pensano gli altri, a fare bell'impressione, a pensare che quello che ho da dire non è forse così interessante e che allora devo adottare le idee di un'altra persona per sentirmi a mio agio, confortato dal fatto che sono cose che non penso solo io, ma che almeno le pensiamo in due. In questi termini, la solitudine mi fa tanta paura, una solitudine mentale, mica fisica, per quella c'è la pornocrazia internettiana e la mia fedelissima mano sinitra, che mi conosce meglio di quello che potrà mai conoscere una donna.
Ah, la donna, tasto dolente, lo è sempre stato, ma adesso ancor di più perchè lei sta per tornare e la cosa sta per finire. Mi dispiace, mi dispiace su mille fronti, per quello che c'è stato e per i bei momenti, per quella sensazione che forse non sono mai riuscito a provare: di sentire soddisfatta la mia voglia di vita. Con lei mille cose, mille progetti, serate, concerti, pizze, menu, cucina in casa, fare i mestieri, trovarsi a trovare le amiche, fare un giretto, il tram la metro, i locali e lo shopping, le fotografie, le chiacchiare, i racconti, i giornali, i risvegli e i brunch fatti in casa, le vacanze, malta, il non sentirsi da soli.
Tutto bello, tutto bellissimo, tanto affetto, poco amore, sesso pessimo. Così non va. Così' non può andare io lo so, lei lo sa. Però dispiace. Per un attimo ci siamo stati vicini, compresi, senza volere nulla in cambio, senza che ci fosse amore, ma volendo bene all'essere umano che ci stava in parte. Forse è questo il rapporto perfetto! Forse me ne pentirò ma ho bisogno di quella sensazione, quella che in questi mesi è mancata, rimpiazzata da tutte quelle cose dette sopra che ti fanno prendere tempo ma che ti fanno capire che è soltanto un prendere tempo. Che le cose non cambieranno. Che tu probabilmente non cambierai. Ma che sicuramente sei migliorato e scusate se è poco.
Eccolo qua.. comincio a parlare in terza persona. Lo faccio sempre quando mi sento solo con i miei pensieri, è come se parlando in terza persona descrivessi una persona che conosco e con la quale sono d'accordo. Risultato? Non sono più da solo a pensarlo ma siamo in 2.
Che simpatico trucchetto! E pensare che è assolutamente incoscio. Me l'hanno dovuto spiegare perchè me ne accorgessi altrimenti.. bè sarei al punto d'inizio. E invece di strada sento che ne ho fatta, mi capisco di più e mi accetto di più e sono più contento. Sono decisamente più contento.
Quello che rimane è qualcosa che si ripropone da anni, il mio rapporto malato con la città di C., la mia città natale, una città che non capisco e che assurdamente sento che non mi capisce, mi sono sempre sentito diverso dal popolante, e mica intendo migliore, ma diverso, come se certe dinamiche tipiche di paese e che io associo inequivocabilmente a C. succedessero solo qua. Come se fosse l'origine del male, l'epicentro della stronzaggine, la voragine dell'ottusità, la causa del mio “non vivere”. Sarà stata l'adolescenza vissuta o più precisamente non vissuta, sarà il non fidarsi che è meglio così, che tanto lo sai che tutti te lo vogliono buttare in culo, sarà stato il non essermi ascoltato per troppo tempo ma adesso sento di essere in debito con la vita. Magari è una stronzata ma è così.
Mi sento (e a ben vedere mi sono sempre sentito) così pieno di vita che devo, ribadisco devo, fare quello che mi piace, quello che voglio. Impedimenti? Bè ce ne sono sempre stati, in primis gli amici, con quella metodica del “ma che cazzo fai?” “ma che cazzo ti sei messo in mente?” insomma vaffanculo ogni motivo era buono per lasciare per mollare, la logica dei cazzinelculo la logica del malasciaperderechepoifiniscemale la logica del lasciare a tutti i costi perchè se non desideri nulla non puoi perdere perchè hai già perso.
Questo è stato il leitmotiv della mia adolescenza, combattuto tra gli stimoli esterni, meglio definire i “non” stimoli esterni come “ingerenza” esterna e tutto quello che mi ribolliva dentro, come un vulcano, anzi, esattamente come un vulcano. E allora via a mangiare merda, a papparsela la merda, a riempirsi il piatto e poi fare il bis... quanta merda, merda dappertutto. Per cosa?
Per capire che era semplicemente una stronzata fare così. Non ci scappi da te stesso. Non ci scappi dai tuoi desideri. Prima o poi quello che sei esce, prepotente, però è una prepotenza buona, naturale, terapeutica. Un detto dalle mie parti dice: “da una mela non viene fuori una pera”. E' esattamente questo. Io non ho finto di essere ma partivo da un altro punto. Negavo di essere ciò che ero e quindi, ciò che sono.
Vado particolarmente fiero del fatto che sto parlando in prima persona. La vergogna su questi argomenti l'ho superata!
L'essere così è stata ed è costantemente scoperta di se stessi, cose che all'alba dei 30 anni avrei e dovrei avere già fatto.
Ma sono così, di questa generazione che spero abbia l'onestà di capire che per molti l'adolescenza finisce intorno ai 30 anni, come nel mio caso. A ben vedere i tempi di svezzamento si stanno allungando. Le madri finiranno di allattare intorno ai 15-16 anni.
Per le solite comparazioni statistiche il mio bisnonno (cioè 3 generazioni fa) nato a C. il 21 aprile 1889 aveva già sfornato un figlio e aveva già trovato il tempo per morire, ferito da un mitragliatore, sul carso il 17 maggio 1917. A vedere le foto, pur essendo più giovane di me, sembra comunque mio padre.
Vabbè, lo so, ci sono mille spiegazioni a tutto questo, la dieta, la vita, i ritmi, il lavoro, le condizioni igieniche, la condizione socioculturale, tutto quello che volete. Le differenze rimangono. La società era una cosa diversa. Si chiedevano cose diverse. Si sviluppavano persone diverse.
Mi sarebbe piaciuto conoscerlo. Come tante altre persone. Ma non si può."
Buonanotte.
charlieboy

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