giovedì 29 dicembre 2011

quattro mesi

[from working place]
Oggi festeggio i 4 mesi di blog.
Che per carità.. non c'è molto da festeggiare. :)
4 mesi in cui però un po' di cose sono cambiate.
In primis il mio umore instabile e ballerino. Su giù su giù.. al solito insomma.
Poi il lavoro.
Con tutto quello che vuol dire.
Scazzi, spaventi, dubbi, perplessità, paure ma anche soddisfazione che deriva dal riscoprirsi forse un po' meglio rispetto a quello che pensavo.
Fuori dal lavoro sempre alla ricerca di un equilibrio sempre più nitido.
Sicuro che non l'ho raggiunto ma mi sento più vivo che mai. Con voglia di fare. Con la voglia di non mollare :)
E poi c'è lo scrivere.
Che non sarà un granchè (intendo il risultato) ma mi aiuta e non poco.
Una valvola di sfogo onesta e sempre raggiungibile.
Io non sono quasi mai in disaccordo con me stesso.
E trovare qualcuno che mi da' ragione è importante!
L'esperimento per ora funziona.
Mi sorseggio un thè mentre ascolto Master blaster di Stevie Wonder.
A breve mi metto in branda.
Oggi stacco 21 ore lavorative.
Manco nella grande madre Russia facevano ste cose :)
In any case..
Sono le ultime ore e poi parto per fare il capodanno a Glasgow in compagnia di amici.
Ci vuole proprio.
Il conto alla rovescia è iniziato!
che sia uno splendido nuovo anno
charlieboy

martedì 27 dicembre 2011

Confini

Qualcosa di intimo che non è per tutti.
Che non si sventola per strada. Di cui non ci si vanta.
Qualcosa che bisogna imparare ad usare. A dosare.
Qualcosa che fa stare male e bene allo stesso tempo.
Qualcosa che forse può fare la differenza.
Qualcosa che c'ho messo un sacco a capire cos'era.
Qualcosa che mi rende più forte. Forse.
Qualcosa che non m'invidia nessuno.
Qualcosa che sconfina di qua e di la'.
Qualcosa che conoscono solo le persone a me più vicine (e neanche tutte).
Qualcosa che salta sempre fuori perchè sono fatto così.
Qualcosa che mi scava dentro.
Qualcosa che mi fa' drizzare le orecchie nei confronti di un suono, un'immagine, un'odore.
Qualcosa che ho sempre avuto. Che ho sempre provato.
Qualcosa che mi fa' stare come sto.
Quel qualcosa che mi fa pensare quello che penso.
Quel qualcosa che mi fa essere così come sono.
Qualcosa che regola frequenza cardiaca, pressione, saturazione, salivazione, diametro delle pupille.
Qualcosa che più finemente modula il mio ritmo cerebrale.
Che poi forse così fine non è perchè il ritmo è sempre andato spaventosamente su e giù.
Su e giù.
Sono così perchè un po' ci sono nato. E perchè un po' lo sono diventato.
Le mie esperienze non sono le migliori. Ma sono lei mie.
So quello che ho provato quando c'ero in mezzo.
So quello che provo ora che ne vivo altre e altre ancora le guardo da lontano.
Già, da lontano certe cose si fanno più chiare, lucide. Le risposte arrivano al bersaglio.
E sono quasi sempre vicino al centro.
Fine delle ostilità?
Era ora.
Per ora. :)
charlieboy

Boxing day

Giusto un momento. Passato in famiglia.
Sereno e con la voglia di esserlo sempre di più.
Mi sembra che gli ingranaggi dentro di me abbiano cominciato a funzionare seriamente.
E' una bella cosa :)
Oggi il lavoro con tutte le cose difficili che si porta dietro.
Un po' di studio che non guasta.
La voglia di stare con le persone che mi vogliono bene.
La voglia di staccare e fare festa.
Nell'aria uno strano profumo di primavera.
Auguri in ritardo.
charlieboy

venerdì 23 dicembre 2011

Costruire

Chiudi gli occhi
ed immagina una gioia.
Molto probabilmente
penseresti a una partenza.
Ah...
si vivesse solo di inizi.
Di eccitazione da prima volta.
Quando tutto ti sorprende
e nulla ti appartiene ancora.
Penseresti all'odore di un libro nuovo
a quello di vernice fresca
a un regalo da scartare
al giorno prima della festa.
Al 21 Marzo
al primo abbraccio
a una matita intera
alla primavera.
Alla paura del debutto
al tremore dell'esordio.
Ma tra la partenza
e il traguardo...

In mezzo c'è tutto il resto
e tutto è il resto è giorno dopo giorno
E giorno dopo giorno è silenziosamente
costruire.
E costruire è sapere
e potere rinunciare
alla perfezione.

Ma il finale
è di certo più teatrale.
Così di ogni storia
ricordi solo la sua conclusione.
Così come l'ultimo bicchiere
l'ultima visione.
Un tramonto solitario
l'inchino
poi il sipario.
Ma tra l'attesa e il suo compimento
tra il primo tempo
e il testamento.


In mezzo c'è tutto il resto
e tutto è il resto è giorno dopo giorno
E giorno dopo giorno è silenziosamente
costruire.
E costruire è sapere
e potere rinunciare
alla perfezione.

Io ti stringo le mani
rimani qui.
Cadrà la neve
a breve.
Io ti stringo le mani
rimani qui.
Cadrà la neve
a breve...



http://www.youtube.com/watch?v=pTaB_LVv2NU

charlieboy

giovedì 22 dicembre 2011

Sul suicidio

E poi mi sveglio la mattina. Faccio colazione. La doccia. Il deodorante per le ascelle.
A piedi al lavoro. Il timbro. E si comincia.
Come se fosse un giorno qualunque. Come se fosse un giorno normale. Come se tra breve fosse Natale.
Incontro le solite persone. Saluti. Sorrisi. E poi la parola "suicidio" entra a far parte del mio vocabolario. Della mia vita. Niente che mi abbia toccato da vicino.
Ma ha travolto una persona che lavora con me. Cui voglio bene.
E me la trovo lì, a letto, in lacrime, senza sapere cosa dire. (c'è forse qualcosa da dire?)
E' una cosa che taglia le gambe, lascia senza fiato.
L'ho vista Lei. In lacrime, fragile e impotente. Come se fosse troppo. Come se fosse troppo anche per Lei che di esperienze difficili ne ha già passate. La sento singhiozzare, la sento vomitare la sua rabbia disperata, frasi come: "..è sempre tutto difficile..".
Già, come posso darle torto, è sempre tutto difficile. Per qualcuno però di più. Per qualcuno la strada non molla mai. E' sempre in salita.
E' proprio in questi contesti che mi sembra di essere alto quanto un nano da giardino.
Io di fronte alla schiettezza, alla forza di mostrare tutte le proprie debolezze mi sciolgo.
La guardo ancora, la abbraccio, la bacio. Ma dalla bocca non esce niente.
E allora esco dalla stanza. Vado in bagno e piango. Perchè di piangere davanti a Lei, davanti agli altri non mi va.
Penso al gesto.
Ad ammazzarsi. E penso che sia una cosa orrenda. Tremenda. Vigliacca.
Ammazzarsi e riversare addosso il dolore alle persone che ti vogliono bene. Sbatterglielo in faccia facendole soffrire.
Senza possibilità di confronto. Senza possibilità di capire.
Senza possibilità di non sentirsi in colpa, di chiedere perchè.
E' una cosa orribile. Perchè la scontano gli altri.
E di sofferenze, ce ne sono già abbastanza da scontare.
Anche senza questa. Senza tutto questo dolore.
Torno da Lei, mi chiede di chiamare un'amica comune, le lacrime si appiccicano al cellulare e lì sono ancora.
Non è chissà quale feticismo, ma non le ho ancora lavate via.
Come se non si potesse lavarle via subito.
Come se servissero a pensarci su. A valutare una cosa orribile.
La mia giornata non è stata più la stessa.
13 ore di lavoro che sono state un sottofondo a un qualcosa che dentro si è mosso.
Qualcosa di profondo. Di innato.
Rimanere attaccato alla vita con i denti e le unghie.
Pagando il prezzo del biglietto.

Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata

Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede

La morte 
si sconta
vivendo

charlieboy

martedì 20 dicembre 2011

La dolce vita

C'è una fonta inesauribile di ispirazione. Esiste. E' qualcosa di estremamente prezioso. Utile.
E' l'esempio fornito da quei personaggi (e ce ne sono tanti) che hanno saputo vivere in anticipo, o per meglio dire, vedere in anticipo le cose. Gli avvenimenti.
Come se avessero una spiccata sensibilità per l'evoluzione naturale delle cose, come se, avessero percorso prima una strada che nessuno vedeva, ma che sarebbe stata poi percorsa dai più.
Non mi riferisco a un fenomeno in particolare, ma ad un modo di vivere le cose, le situazioni, la vita.
Ecco, è proprio questo il punto, quelli che "c'hanno visto lungo", "c'hanno visto lungo" nella vita, non solo (o non per forza) in un'attitudine particolare.
Tutto qua.
Già, ma non è mica facile.
Anzi. E' tutt'altro che facile.
Il comune denominatore tra questi personaggi (siano essi scrittori, attori, scienziati, registi, poeti ecc...) sembra essere non solo un talento naturale verso una certa pratica, non solo la dedizione con cui essi la utilizzavano, non solo l'estrema, apparente facilità con cui sviluppavano il loro lavoro, ma, la gioia, la felicità che da esso ne derivava.
E' chiaro che tra i tanti esempi che ho in testa non ci sono solo persone "felici" ma quello cui mi riferisco io, non è solo la felicità dei sorrisi, del ridere, del benessere, ma è quel qualcosa di più intimo, magari più sfumato, di sottofondo, ma che ti accompagna a lungo, durante gli anni, i decenni, la vita.. forse.
Ecco allora che le cose si fanno più chiare, la felicità, o almeno questo concetto di felicità, appartiene effettivamente a tutti questi "fuoriclasse".
"Fuoriclasse" forse proprio per questo. Per la capacità di saper esprimere al meglio certe cose e, assolutamente non in secondo piano, la capacità di farsele bastare.
Farsele bastare abbastanza a lungo per rimettere in moto la macchina, e per provare a generare qualcosa di nuovo, qualcosa di più appagante.
La semplicità nel fare, la capacità di generare stimoli nuovi, il coraggio di farseli bastare, sono forse gli elementi più importanti ed indispensabili per sviluppare e mantenere qualcosa che, forse sbagliando, chiamo "felicità".
E' molto simile a quel "viaggiare leggeri" di cui parlavo tempo fa', è più di un modo d'essere, è più di una fase, è più di un cambiamento, è qualcosa che si sviluppa nel profondo, perchè dal profondo trae continua energia, rinnovamento.
Al contempo è qualcosa di molto conscio, consapevole, gestibile, dosabile.
E' qualcosa di cui ci si accorge. Come una presenza benevola. Come un amico. Un compagno di viaggio.
L'arte di sapersi accontentare.
buonanotte
charlieboy

venerdì 16 dicembre 2011

Positive vibrations

Io non lo so com'è che funziona. Non so esattamente che cosa scatti dentro quando le cose cominciano a girare.
Però i nodi si sciolgono. Come se (ma non ne sono sicuro), lo stare male, i dubbi, le indecisioni, le paure, fossero servite a qualcosa. Come se si mettessero tutte d'accordo per cambiarmi, per farmi stare bene.
Questo è quello che gira nell'aria. Senza "rebound" ipomaniacali.
Consapevolezza bella e buona. Consapevolezza che arriva da me. Da me soltanto.
Come se avessi definito meglio i bordi della mia immagine, come se adesso risultassi un po' più "a fuoco" di prima.
E così gira anche sul lavoro.
Pratica con cui ho ingaggiato un corpo a corpo che dura da parecchio tempo.
Ma che sembra non bastarmi mai :)
Eppure, è rispondendo a cose semplici che mi si accende il sorriso.
Qualche tempo fa', parlando con uno che è più esperto di me in materia, mi è stato chiesto: " perchè hai scelto questo lavoro?", la risposta esattamente non la so neanche io, penso che: "L'ho scelto a caso" sia a tutt'oggi la risposta più ovvia ed onesto che posso fornire. Però c'è qualcosa che va' oltre.
Qualcosa, nel lavoro, ce l'ho trovato anche dopo. Adesso posso dire che mi piace perchè ho la possibilità di togliere il dolore alla gente.
Nessun tocco magico beninteso. Una cosa molto fisica. Però più ci penso, e più penso che sia una delle motivazioni più stimolanti che riesco a trovare.
Lavoro peraltro in un settore dove l'aspettativa è immensa e, dove non c'è molto da interrogarsi sul senso delle cose, perchè  sono lì. Da vedere. Da tutelare. Se possibile.
Intellettuale non lo sono mai stato (anche se c'è stato un periodo dove ho pensato di esserlo :), ho bisogno di cose immediate, banali, ma dirette, vere ed efficaci.
Mi basta così.
Dove sono ora, per il momento, le ho trovate.
ciao
charlieboy

giovedì 15 dicembre 2011

Pancakes

[From working place]
Adesso mi sistemo e mi prendo questo momento per me.
Il reflusso mi infastidisce un po' in questi giorni. Devo curarmi, il Natale e le mille cene natalizie aleggiano ingombranti come un cappone ripieno. E non ho intenzione di passare il periodo natalizio senza bere :)
Ritornando verso la mia stanzetta è arrivato al mio naso un odore che non sentivo da un sacco di tempo.
Qualcuno deve aver fatto delle frittelle, come le faceva, a grande richiesta mia nonna tempo fa'.
Tanto tempo fa'.
A ben pensarci non ricordo l'ultima volta che me le ha fatte ma era una ricetta tanto semplice quanto deliziosa!
Uova, farina, zucchero.
Alla fine un po' di scaglie di limone.
Lei riusciva a fare in modo che all'interno rimanesse una cremina. E ci riusciva solo lei.
Ricordo che io e mia sorella gli rompevamo i coglioni all'inverosimile per queste frittelle (sembravano pancakes).
Ce le concedeva un paio di volte all'anno. Ma che festa!!!
Continuavo a mangiarle anche quando la voglia era passata perchè sapevo benissimo che la futura occasione si sarebbe presentata dopo un bel po' di tempo. :)
Me le ricordo ancora adesso. Sono anni che non le mangio e lei non me le può più cucinare.
Però l'odore era proprio quello che ho sentito poco fa'.
E allora sono ritornato indietro di 20 anni. Mi è venuta immediatamente in mente mia nonna.
Mi sono rivisto a 10 anni a casa sua.
Spensierato e libero più che mai.
Mi sono sentito felice.
di notte.
charlieboy

venerdì 9 dicembre 2011

Left uppercut to the liver

Eggià.
Con il mio naturale delay alle cose ci arrivo sempre con 3-4 mesi di ritardo.
Le cose montano su e si fanno sentire con un crescendo che ti coinvolge e che non ti lascia scampo.
E' come pigliarsi un montante al fegato. Non lo senti mica subito. Ma se lasci passare 1 o 2 secondi allora le cose si fanno molto più chiare. Il dolore sale e diventa forte. Tanto forte che ti ritrovi con un ginocchio sul tappeto. Che ti manca il fiato. E ti chiedi: "com'è che sono arrivato qui?".
Così mi è successo sul ring.
[Posso "vantarmi" di aver sacrificato al pugilato 5 preziosissime costole (però non in un'unica rata :)].
Così mi succede nelle cose di tutti i giorni.
Sarà che i colpi "sotto" (gergo pugilistico) li sento eccome ma mi trovo ora, ad avere una nostalgia imbarazzante della mia ex.
Quello che non è andato l'altra sera, quando l'ho rivista, sono stato probabilmente io, non ero tranquillo, ma è quel non essere tranquillo e non sapere il perchè. E' il chiedersi: "ma che succede?" e poi arriva la risposta, anch'essa con il delay. [Troppi delay fanno le cose confuse, e infatti sono confuso].
Ho nostalgia della persona che è stata al mio fianco per quasi un anno. Ne capisco (e mi scuso) solo ora l'importanza per me.
Il valore quello l'avevo già capito. Lo sapevo già che è una persona tosta. In gamba.
Mi manca tutto quello che avevo con Lei, quel vago senso di completezza, quel vivere in maniera unita, quell'essere dolcemente coinvolto da tutte le sue attività. Quel perdersi nel suo mondo. Sapere che anche se in modo un po' incoerente mi teneva con se. Mi rendeva partecipe delle sue sensazioni.
Questo è quello che mi manca. Il sentirmi speciale per qualcuno (che egoismo -direbbe Lei!!) e sapere che dall'altra parte c'è una persona non comune, unica, come tutte, ma positiva, valida, coinvolgente.
Eggià. Sono nella fase di elaborazione del lutto.
Una fase dolorosa. Che fa male. Come un bel montante al fegato.
Sarà che era e rimane una persona speciale. Sarà che, come diceva mia nonna Lina: "Vedi ragazzo, ricordati che l'amore indimenticabile è sempre quello appena passato." :)
E la nonna Lina, come ho già avuto modo di sperimentare, aveva ragione.
Serve tempo. Serve stare tranquilli. Serve darsi delle possibilità.
questo è ciò che mi serve.
charlieboy

Gli impermeabili

Triste sì. Un po' triste.
In giorni come questi mi piallo interiormente.
E' come se ci fosse acceso sempre qualcosa dentro di me. Qualcosa che rende l'aria turbolenta e irrespirabile. Il mare agitato. Che mette disordine dove c'era un barlume di ordine.
Fuori non si vede. Ma dentro c'è tutto questo.
Una giornata a piallarmi di pensieri, parole, opere e omissioni.
E così arriva la sera che non ce la faccio più. Che ne ho pieni i coglioni. Giustamente. (frase corretta alla rilettura, nella stesura l'avevo scritta in 3a persona, ndr)
Mi sembra di aver disimparato a vivere.
Ma so che non è così.
Mi serve solo un po' di tempo.
E magari una buona canzone di Paolo Conte.
E ricomincerà.. come in un grande film..
charlieboy

mercoledì 7 dicembre 2011

Ultima puntata

L'ho rivista stasera.
Ma è stata una pessima idea. Parlo della ex. Sarà che fisicamente sono knockout. Ma non è stata una bella serata. Siamo usciti sì. Due chiacchiere. Poco di più. Fatica a tenere su la conversazione.
Questo è stato. E mi è dispiaciuto.
Avrei voluto far scivolare la conversazione su quello che ho provato. Sul fatto che a lei ci ho ripensato. Che mi è venuta in mente per tutte le cose belle fatte. Che le cose tra noi sono andate così. Ma che se vuole ci sono perchè di bene gliene voglio adesso come allora. Ma l'amore no. L'amore è un'altra cosa.
Eppure l'argomento non è uscito. Aveva la guardia troppo alta. Aveva troppa voglia di mollare qualche sganassone e io avevo troppa poca voglia di riceverlo. Quindi pur di evitare situazioni patetiche me ne sono rimasto sulle mie. Ad argomentare su cose di nessun interesse. Lei mi ha dato l'impressione che mi aspettavo. Voglia di farmi vedere che sono passato rapido. Che "life goes on". Che è una donna "strong". Sarà ma queste prove di forza non mi hanno mai impressionato.
Però a vederla li di fronte, a sentirla parlare di amici, amiche, conoscenti, colleghi e colleghe, ho provato un senso di invidia. Quella sensazione odiosa che mi fa' dire "perchè non sono così?" e che subito dopo mi fa' disprezzare la persona su cui si dirige questo sentimento.
Rosicare si dice in stretto gergo tecnico.
Mi sono trovato a rosicare.
Sarà che io non sono capace di fare un elenco delle mie caratteristiche belle, ma sono capacissimo di farlo per quelle brutte. Sarà che l'unica cosa da dire è che mi sembra di essere onesto. Con me stesso e con gli altri.
Sarà che mi sembra di portarmi in giro una valigia piena di fragilità e di sensibilità. Quella stessa fragilità e sensibilità che mi fa essere schivo, solitario, spesso triste ma che non mi fa mai prendere alla leggera le persone. A quelle non riesco ad andarci sopra.
Non riesco a fottermene.
Quello che riescono benissimo a fare gli "ottimisti", quelli come la mia ex o come il mio collega di lavoro.
Tanti amici, amici di tutti, tante parole, ma poi se ci vai a vedere dentro ci vedi fondamentalmente del menefreghismo.
Associo il concetto di interessarsi ad una persona all'idea di interessarsi a quello che dice. A quello che pensa.
Gli ottimisti, gli estroversi mi sembra di capire che invece se ne fottono alla grande. Preferiscono ascoltare se stessi e godere del feedback delle vibrazioni positive che riescono ad emanare.
Sarà, ma non mi sono mai stati simpatici quelli che sono amici di tutti.
Eppure nel loro modo di vedere (cosa che non ha mancato di confermarmi anche la ex, con una frecciatina) gli egoisti sono quelli come me.
Quelli che si ascoltano e che non lo nascondono. Quelli che però non sottostimano, non danno per scontato il pensiero altrui.
Di fronte a questi individui però ho sviluppato un forte senso di inferiorità. Me ne vergogno ma è così.
Ho sviluppato invidia perchè vorrei essere così. Ma non lo sono.
passerà
charlieboy

P.s.
Ho l'impressione che non la vedrò più. Lei ha avuto la sua rivincita.
L'ultima puntata l'abbiamo girata. E non finisce mai bene :)

martedì 6 dicembre 2011

Tachicardia

Lo scritto che era ancora estate. Lo posto solo ora.
L'ho riletto e mi ha fatto ritornare in mente l'accaduto.
L'ho riletto e mi è venuto da sorridere :)

Per tachicardia si definisce non una malattia ma bensì una condizione in cui il cuore batte di più. Di più di cosa? Bè, di 90 bpm.
La tachicardia in se e per se non significa nulla ci vuole sempre qualcosa per spiegarla, per darle un senso, per giustificarla.
E' una cosa che è condannata sempre ad essere associata a qualcos'altro. Come se da sola non bastasse, non fosse sufficiente.
Saranno dieci anni che mi capita, anzi, Ve lo posso dire con assoluta precisione, è da Ottobre del 2000 che mi succede. Che cosa? La tachicardia. Quante volte mi succede? Ultimamente sempre di meno, però oggi è capitato di nuovo, dopo un anno abbondante.
Mi prende sempre così, d'improvviso, quando sono per strada e penso a tutt'altro, magari, come oggi, quando aspetto l'autobus, maledicendolo perchè mi sono francamente rotto i coglioni di aspettarlo. Poi sollevo la testa dal cellulare (strumento che aiuta a mitigare il mio senso di solitudine) e la vedo.
Già, li davanti che cammina bella come sempre. A pensarci bene non so che la renda così bella ai miei occhi. Però sono 11 anni che ogni volta che la vedo lei la innesca.
Allora la sento, rapida e inevitabile, sento questa cosa che pulsa nel petto, bum bum bum bum... cazzo ogni volta che la vedo. E ogni volta mi stupisco.. ma perchè mi succede questo? Perchè mi devo sentire così?
C'ho provato a rispondere a queste domande ma zero, niente, nulla che mi soddisfi davvero. E non è vero che sono innamorato e non è vero che è la donna della mia vita e non è vero che è il colpo di fulmine e non è neanche il mistero che può avvolgere il fatto di non averla mai conosciuta fino in fondo.
Non so cos'è ma con lei è sempre stato così.. e sempre lo sarà mi viene da pensare.
La reazione è sempre quella, mi spavento perchè mi spaventa la reazione che si scatena. Allora abbasso gli occhi, mi guardo le scarpe bianche e spero che svanisca, si dissolva il più rapidamente possibile. Però non ci devo credere troppo perchè la testa la rialzo quasi subito e la cerco con lo sguardo mah... cazzo è sparita davvero!
Invece no, sta attraversando la strada, caspita, il cuore batte ancora forte, ma perchè?
Poi estrae una mano dalla tasca, la solleva e mi mostra il palmo bianco. Mi sta salutando? Sì cazzo mi sta salutando, allora mi ha riconosciuto!
Ancora la tachicardia, sempre lì a farsi sentire, a pompare inutilmente un sacco di sangue, mi metto ben dritto con la schiena, accenno un sorriso ma il sangue a disposizione deve essere troppo e l'accenno diventa un sorriso vero e proprio, felice, sincero. Le mostro tutti i miei denti, però non mi guarda.. c'è qualcosa che non va'. Allora mi accorgo che non sta proprio guardando nella mia direzione. Osserva l'auto sulla sua sinistra. Un Renault rossa, di quelle fatte a furgoncino. Lei sorride ancora e ringrazia l'autista per averla fatta passare.
Ammetto che l'ho invidiato. Ammetto che avrei voluto essere l'autista per godermi quello spettacolo! Anche se è durato il tempo di un cenno. Niente di più.
La tachicardia si mantiene, oramai non ci bado più, non mi da' più fastidio. Riabbasso gli occhi e penso che forse ha senso sperare, magari ha attraversato per venire a prendere il bus. Allora si che mi riconoscerà e finalmente potrò chiederle: “Ciao come stai? Ho saputo che eri in quello sperduto paese africano per fare un'esperienza lavorativa! C'era anche una mia amica con te. Allora, racconta un po'!?”
Già, parlarle un po', questo sarebbe più che sufficiente, specie ora che alla tachicardia mi ci sono abituato, che non da' più fastidio, che non mi tronca più il fiato.
Allora stringo il mio portafortuna, già, in tutto questo non ho trovato altra idea idiota che stringere il mio portafortuna. E allora sì, ci credo, adesso spunterà, e io farò finta di essere sorpreso, di non averla vista, farò finta di avere una frequenza cardiaca accettabile, la frequenza cardiaca di quelli che se ne stanno belli tranquilli, di Venerdi 17, ad aspettare l'autobus, confidando che non succeda nessuna disgrazia , sperando di non vedere gatti neri, evitando di passare sotto le scale e stando ben attenti a non rompere nessuno specchio.. percaritàdiddio.
E invece niente, non spunta; qualche istante prima il desiderio che svanisse (disatteso), qualche istante dopo il desiderio di vederla materializzare lì di fronte a me (anche questo disatteso).
Mi alzo impaziente ma lei ha preso l'altra strada, quella che la porterà lontano da me. Chissà dove sta andando? Chissà com'è andata in Africa? Chissà se mi ha riconosciuto? Nessuna risposta. Solo la mia frequenza cardiaca che scandisce queste domande al ritmo di una hit disco-dance.
Poi arriva l'autobus maledetto. Il numero 3. Quello di sempre. 3 fermate e sono a casa.
Dissimulo l'agitazione, come se non fosse successo niente. Perchè non dovrei farlo? Sono undici anni che ci convivo con questa roba.
Il fermo immagine però è fisso nella testa, tu con i tuoi occhiali, con la tua maglietta rosso scuro, i tuoi jeans un po' larghi e il tuo sedere alto che mi saluti. Chissà quando tornerà a farmi tachicardizzare? Ora che la frequenza è tornata a livelli basali ne sento già un po' la mancanza.
Cose che succedono di Venerdì 17 mentre aspetti l'autobus numero 3 a P.  

lunedì 5 dicembre 2011

Smonto notte

Altro giro di giostra. Però più tranquillo della prima!
Sono però successe un paio di cose che mi hanno lasciato da pensare.
Che lavoro che mi sono scelto!
buonasettimana
charlieboy

sabato 3 dicembre 2011

Fine turno

Altre 12 ore al lavoro in "solitaria". Spese bene. Buone sensazioni. Ci sta. Ci vuole. Tempra un poco lo spirito.
Però sono stanco. Di quella stanchezza di cui non ci libera con una dormita.
Qualcosa di positivo, sensazioni buone depositate in fondo allo stomaco. Però le tengo per me :)
Idee abbastanza chiare. Specie sul modus operandi. Specie su chi sono e cosa faccio io. Specie su chi ritengo opportunista, approfittatore/trice fino in fondo.
Non ci credo più. Mi hai fottuto una volta ed è più che sufficiente. Non sei in grado di vedere oltre un palmo dai tuoi interessi. E' in questa tendenza che intravedo già il tuo prossimo tracollo.
La tua prossima "inculata". Lubrificati.
Rancoroso, accidioso, incazzoso, irascibile, "con te non si può discutere", "pensi sempre di avere ragione" ecc...
Tutto vero.
Tutte qualità vere. Innegabili.
C'è di meglio in giro? :)
mi riposo che è meglio.
charlieboy

giovedì 1 dicembre 2011

Sad but true

Passata la notte.
Passata a lavorare. In orari assurdi.
In un posto dove ti tocca "mandare giù" sorrisini, battutine e mezze parole.
Ambiente di merda.
Ma i coglioni sono loro.
E questa volta (all'alba dei 30 anni) non ho dubbi.
Neanche uno.
Che si ammazzino e scompaiano dalla faccia della terra.
Io l'opinione a riguardo non la cambio.
Anzi.. ho già in mente un po' di cosette da propinare.
Che poi non si dica. Sono io quello "da solo" eppure questa volta non retrocedo.
Col cazzo. L'ho già fatto.
E non è successo a niente.
Ora il rispetto è dovuto. Me lo devo. Me lo devono.
Cambieranno loro. Questo è poco.
Magari solo di facciata. Ma è più che sufficiente.
Di fronte certe cose non le voglio nemmeno vedere. Nemmeno supporre.
Mi sputtanino alle spalle.
Tanto lo farebbero comunque! :)
Come lo fanno tra di loro, anche se consumano un fracco di sorrisoni.
Comunque la notte è andata.
L'ho finita a pezzi. Ma l'ho finita :)
Stasera ho ripreso contatto con il boxing club. La mano non è ancora a posto. Per quello ci vuole tempo.
Di ritorno pollo al curry (con la panna non viene poi così male), gomme invernali, flirtaggio e ripasso della biografia di V.Gassmann e U.Tognazzi.
Il secondo a me caro, per ovvi motivi, il primo adorabile.
Primadittutto perchè uomo estremamente complesso ed in secondo perchè prediletto da un certo Dino Risi.
Adesso come adesso mi ritrovo con questi "modelli" di fronte.
Persone che vorrei conoscere, con le quali vorrei parlare, scambiare opinioni.
Persone vere, troppo complesse per essere ridotte a stereotipo, a carattere, personaggio.
Persone che hanno lasciato qualcosa.
Di agrodolce, cinico alle volte. Ma estremamente triste e vero.
E come tutte le cose tristi e vere.
Fanno sorridere.
charlieboy