martedì 15 aprile 2014

in linea

La grande depressione che è la mia esistenza procede. Diritta. Lineare. Senza scossoni.
Non che ne voglia sia mai anzi, penso di esserne terrorizzato.
Sveglia, lavoro, casa, dormire.
Sveglia, lavoro, casa, dormire.
Un mantra di cui farei francamente a meno. Di cui non vedo il senso e di cui, da un po' di tempo almeno, sento venire meno "l'urgenza" di dovermelo spiegare.
Lo sopporto, passivamente, lo subisco per ciò che può generare.
Il lavoro è una pratica piuttosto straziante. 
Parlo con poche, pochissime persone. Il resto è materiale organico di cui mi vorrei disfare nel più rapido modo possibile.
Trovo patetici coloro che si realizzano sfoderando sorrisoni, ammiccando, dandogli dentro con le (finte) relazioni e sfoggiando la cravatta ciclamino nei giorni buoni (citazione tratta da Fight Club).
Anzi a dire il vero mi chiedo come possa il lavoro dare un senso alla propria vita. 
Il senso di questa bruttura che non afferro minimamente. 
Il senso delle relazioni men che meno. 
Compagnie, cene tra colleghi, serate, aperitivi…ho la nausea solo a pensarci.
Non c'è nulla (di vero) dietro queste cose. Perché ostinarsi a farle in compagnia?
Si possono benissimo fare da soli. 
Forse: "not being able to create art, not being able to understand art, I consider my failure as the failure of the world." C.B.
Forse: "l'inferno sono gli altri" J.P.Sartre
penso che non ci sentiremo per un po'
o forse no
charlieboy

P.s.
"Shame" S. McQueen "Nymphomaniac" L.Von Trier. Consigliatissimi.

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