martedì 19 agosto 2014

Alla faccia


La faccia il più delle volte non ce la fa a nascondere le pulsioni presenti dietro di lei.
Quantomeno io non ne conosco molti in grado di non fare trasparire nulla.
La faccia, non mente quasi mai.
Mostra tutto, i sorrisi, i denti, gli occhi ammiccanti ma, soprattutto muscoli mimici che si tendono, sguardi d'invidia, paure, ambizioni.
La bocca invece tradisce spesso, per il modo in cui si muove, per i suoni in grado di emettere.
La muscolatura labiale è strettamente interconnessa con il cervello, con l'area deputata alla genesi meccanica della parola, a suo volta strettamente connessa con l'area dell'ideazione della parola e, in definitiva, del pensiero.
Tutto ciò che arriva dal cervello, o per meglio dire, della parte più "giovane" del cervello risulta quasi sempre inaffidabile, ricco di contrasti, pieno di sovrastrutture, di cose "socialmente accettabili", di "politcally correct" tali da risultare quasi sempre distonici con il comportamento di chi quelle parole le pronuncia.
I rapporti umani non sono fatti per fortuna solo di suoni, sono fatti di gesti, di espressioni, sguardi, posture, movenze che non sono sempre gestibili e che, per quel mi riguarda, spesso e volentieri esprimono la vera essenza della persona stessa.
Nulla di particolarmente brillante come considerazione, un tizio (Alexander Lowen) aveva già svolto questo tipo di analisi affiancandole a contesti "psicologici" ben precisi. 
Branca della psicanalisi che prende il nome di "bioenergetica".
Nome roboante e, diciamolo, pure da televendita, ma a mio avviso getta lo sguardo su uno dei pochi punti chiaramente veri che ogni individuo riesce a generare.
Il resto sono puttanate.
Se dovessi, e penso che sarà così per tutti, considerare un individuo solo sulla base delle cose che dice bè, senza tanta faciloneria potrei affermare di essere circondato dalle persone più splendide presenti sulla faccia della terra.
Inutile dire che non è così, o meglio, non è neanche lontanamente così.
E' abbastanza comune per me trovarmi d'accordo con ciò che un individuo ha da dire ma di provare, al contempo, una sorta di disagio fisico generato non solo dalla presenza della persona stessa, ma anche da come si muove, da come occupa lo spazio, da come stira i propri lineamenti, da come mi guarda mentre parla.
Anche questo è un segnale di quello che c'è dietro al muro innalzato dalle parole.
I risultati di queste considerazioni li vedo ogni giorno sul lavoro, non bastano infatti gli anni lavorativi che ognuno di noi è obbligato a scontare, il tempo sul lavoro i più preferiscono farcirlo con altre clamorose stronzate quali la carriera, l'ambizione, il protagonismo.
Tutte cose che in se e per se non sono ne positive ne negative ma che lo diventano (negative) dal momento che per "fare carriera" devo "usare" certi stratagemmi.
Innalzare me stesso, lavorativamente, significa nella stragrande maggioranza dei casi abbassare gli altri.
L'ambizione si traduce quasi invariabilmente non in un aumento di impegno nella propria attività lavorativa, ma nello sminuire quella altrui, ostacolando, se possibile colleghi e/o sottoposti.
Il protagonismo si traduce in un ordine monoteista dal quale tutto dipende e senza il quale, in linea assolutamente teorica, nulla dovrebbe riuscire a funzionare.
Sono problematiche assolutamente trasversali a tutti i tipi di lavoro quindi non è importante specificare di quale mestiere mi occupo, parlando un po' di qua e un po' di la di questi problemi ho trovato comprensione sia tra gli operai sia tra i laureati che svolgono le professioni più tecniche e di nicchia.
Alla base del comportamento l'essere umano medio (cioè stupido).
Con tutta la sua carica di mediocrità e con tutto quello che la sua mediocrità è in grado di generare.
Mi credo diverso? Non è un problema essere considerato un mediocre ma sono diverso perché 1) non ho alcun tipo di volontà di impormi sugli altri 2) ho il solo desiderio di essere lasciato in pace.
Non mi interessa sgomitare per un posto, per emergere o per sembrare più bravo di quello che sono (o non sono).
Un paio di considerazioni da porre a quelli che credono di fare carriera ce le avrei:
  1. con tutta la gente che vuole emergere, credete davvero di essere Voi quelli speciali? 
  2. chi Vi autorizza a pensare che davvero riuscirete ad ottenere quello che avete in mente? Non vedete l'ambiente lavorativo che vi circonda e che Voi contribuite ogni giorno a degradare? Non vedete tutti quelli che non sono riusciti ad ottenere nulla e che sono partiti dal Vostro stesso punto di partenza?
  3. non sarebbe meglio investire il proprio tempo per attività più edificanti in grado realmente di migliorarVi?
  4. invece di porsi la domanda "perché devo comportarmi così" perché non porsi l'esatto opposto: "perché non devo comportarmi così".? Potreste farVi nuovi amici. (un esempio .https://www.youtube.com/watch?v=3p8ayxvPMYI . Chiedo venia per le scritte in giallo che compaiono.)
  5. se i vostri superiori hanno ottenuto il ruolo utilizzando la Vostra stessa tecnica (molto probabile) avete uno straordinario esempio di quello che Voi stessi siete in grado di generare. Perché non cogliere l'occasione per una riflessione sul proprio operato?

Ho come l'impressione che non otterrò molte risposte e che per qualcuno sia troppo conveniente non porsi questo tipo di domande.
E poi avrete mica intenzione di fidarvi di uno che scrive in modo anonimo senza mai metterci la faccia. 
cordialità
charlieboy

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