L'accordatura è il processo di regolazione di uno strumento musicale affinché sia perfettamente intonato rispetto al sistema di intonazione vigente o proprio allo strumento stesso.
La A14 scorreva pacifica. Poche macchine, pochi
camion.
Il week end era in pieno corso.
Buio tutto intorno.
Sul sedile del passeggero reclinato sonnecchiavo.
Di tanto in tanto gli occhi si aprivano.
Sguardo pesante. Lenti a contatto appiccicate alle cornee.
Occhi stanchi.
Aspettavo il mio turno di guida.
Al volante mio padre.
Fissavo il tetto dell'automobile e sorridevo di sottecchi.
Mi divertiva l'idea di quel viaggio su e giù per l'Italia con mio
padre.
Un migliaio di km in un giorno.
Forse avremmo potuto evitarceli.
Ma era tardi per questo tipo di pensieri.
Il motivo del viaggio di andata era un concerto in cui dovevo
dovevo suonare.
Un festival dedicato alla musica soul, gospel ecc..
Il motivo del viaggio di ritorno, nello stesso giorno, era il
ritiro di una borsa di studio.
La prima che avessi mai vinto.
Un evento in un certo senso.
Ai tempi militavo in una band funky-reggae.
Dei bravi musicisti (ero il più giovane della band) mi avevano
svezzato ed educato musicalmente.
Ero stato contattato nel lontano Febbraio del 2003 da un
batterista (con mio sommo stupore vestiva pure abiti talari) che mi
aveva proposto di far parte di una band, creata all'uopo (ho sempre
sognato di usare questo termine), che avrebbe dovuto accompagnare una
cantante gospel.
Accettai con la solita paura di non essere all'altezza del
compito.
Al solito trovavo gli altri musicisti bravissimi, svegli e più
rapidi di me.
Mi consolavo con il fatto che non fosse la mia professione.
Le prime prove andarono bene, il prete non era certo il batterista
migliore con cui avessi suonato però pestava come un fabbro. :)
Arrivò il giorno della prova con la cantante.
Un cioccolatino americano di circa 100 kg con una voce sottile
sottile.
Che spettacolo.
Poche parole e con il solo timbro della voce riusciva ad imporre
il silenzio agli ascoltatori.. e pure ai musicisti.
Qualche settimana dopo, il giorno del concerto.
Al sound check tutto bene.
Io di sound check non c'ho mai capito un cazzo.
Tutto quello che mi diceva il fonico (chiunque esso fosse) a me è
sempre andato bene.
L'unica cosa è che ogni tanto, per dare l'impressione di capirci
un sacco di mixaggio, saltavo fuori con frasi tipo: "Alzeresti
un po' di più le frequenze medio-basse? Vorrei dare un po' di
"punta" al suono" oppure "Mi alzi un po' la cassa
in spia?".
Al che il fonico smanettava qualche potenziomentro e voilà.. il
suono si appuntiva un po' di più o la cassa si faceva un po' più
presente.
Al sound check il palatenda predisposto si presentava ovviamente
vuoto.
Qualche posto occupato da altri musicisti.
Nei posti in fondo nella sua tipica posa, mio padre, con le gambe
accavallate e le braccia allungate sui sedili adiacenti.
Si annoiava? Chi lo sa.
Si guardava attorno. E poi tornava a fissare il palco.
E' sempre stato imperscrutabile.
Dopo di noi altri artisti.
Rimanevo a bocca aperta, gente bravissima.
Ad un certo punto compare un pianista, capelli bianchi,
attacca a suonare.
Che roba.
"E' Mark Harris!" mi dice il batterista.
Compare una cantante, capelli neri, bruttina.
Da lontano non mi dice niente.
Avvicina il microfono e parte.
Cazzo che voce.
Ma è Antonella Ruggiero.
E via a godermi il sound check.
Terminato il tutto, l'organizzazione del festival prevedeva una
pranzo con tutti i musicisti.
Mi trovo circondato da musicisti professionisti e con un
cartellino che penzola dal mio collo con scritto: "Artista."
Io artista? Ma che siamo matti!?
Divertito da questo fatto mi intrufolai nella conversazione.
Il tizio in parte a me era un napoletano simpatico.
Tu cosa fai, dove vivi... insomma le solite cose.
Io mi presentai: "Sono uno studente universitario".
Lui invece era il tastierista di Lucio Dalla.
"Ma che cazzo ci faccio io qui in mezzo??" mi chiesi per
l'ennesima volta.
Cercai di superare l'imbarazzo e di farmi coraggio.
Sentivo la tensione crescere.
Eppure non era la prima volta su un palco.
La giornata se ne andò veloce.
Arrivò la sera. Palatenda pieno. Cinquemila persone circa.
Mai suonato di fronte a tanta gente.
I gruppi si alternavano.
Poi il nostro turno.
Sentivo le dita pesanti.
Avevo ricontrollato l'accordatura un paio di volte.
Fummo chiamati sul palco.
Le gambe si pietrificarono.
Movimenti meccanici per salire i gradini...
La band che ci aveva preceduto scendeva dal palco mentre noi
salivamo.
“In bocca al lupo” ci dissero.
Il batterista della band che ci aveva preceduto urtò il mio
strumento.
Mi chiese scusa.
Sul palco.
Luci in faccia.
Strizzai gli occhi.
Misi a fuoco.
Un mucchio di gente.
“Sono un artista...” ripetei ricordarndo il cartellino.
Attaccai il jack.
Regolai il volume, il gain.
Equalizzai.
Bassi, medi, pochi alti.
Giusto il necessario.
Pizzicai due Mi bassi.
Suono appuntito proprio come da sound check.
Tutto ok.
Intro di chitarra.
Charleston, cassa, rullante.
Il caro vecchio quattro quarti.
E via...
La cantante attaccò con la sua splendida voce.
Glissai un Sol suonato sulla terza corda e steccai di brutto.
“Merda!” pensai.
Maledetto batterista!
Urtandomi mi aveva scordato la terza corda e io non me n'ero
accorto.
Era troppo tardi per recuperare.
Ciò significava che oltre alla tensione dovevo pure pensare a non
utilizzare una corda.
Il che rendeva decisamente tutto più complicato.
Me la cavai.
Eravamo la band che chiudeva il concerto.
Salirono tutti sul palco.
Pure Mark Harris.
Cantavano tutti e, anche solo per un pezzo, posso dire di avere
suonato con Antonella Ruggiero.
Di averla accompagnata con un basso scordato.
Il festival si chiuse sulle nostre note.
"Ma dai rimani.." mi disse il batterista.
Non potevo.
E poi io e mio padre in macchina.
Un viaggio lungo mezza Italia di notte.
Lui che guida fino alle quattro e poi prendo il volante io.
In macchina poche parole.
Ore sette.
Giungiamo a destinazione.
Ore dieci e trenta ritiro il premio nella mia città natale con
tanto di discorso e premiazione con il sindaco.
Rimaneva negli occhi e nelle orecchie il concerto e tutte le cose
belle sentite, Mark Harris, Antonella Ruggiero, il tasterista di
Lucio Dalla, il silenzio del viaggio con mio padre e la stecca con un basso non accordato.
stonato,
come sempre
charlieboy
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