martedì 4 settembre 2012

Dignità

Sul lavoro ho visto recentemente cose straordinarie.
Straordinarie, almeno per una volta, in senso positivo.
Ho visto un uomo di 92 anni prendere in mano la sua vita e condurla dove voleva Lui.
Per l'ennesima volta.
E ho pensato che ci vuole un grande coraggio.
E che, forse, io questo coraggio non ce l'ho.
Ne ce l'avrò mai.
Già perchè serve una lucidità e una dignità non indifferente per sapere scegliere.
E prendere una decisione quando questa significa vivere o morire bè, le cose le complica parecchio.
Ho visto serenità nei suoi occhi. Sapeva esattamente quello che stava facendo.
Non c'è dubbio, eppure me l'ha chiesto.
"Secondo Lei, faccio la scelta giusta?"
La domanda del secolo.
A 31 anni non sono in grado di rispondere ad una cosa del genere.
Non ce la faccio, sapendo che dietro c'è la vita o la morte. Lo zero o l'uno. Il bianco o il nero.
Neanche la medicina, che si pretende troppo spesso di voler imporre, sa dirlo se la scelta è giusta o meno.
Si possono sciorinare dati, statistiche, prognosi, probabilità ma niente di più.
Niente che conforti davvero.
Niente che aiuti davvero.
Perchè la questione qui va oltre i numeri, i medicinali, le terapie, gli interventi chirurgici.
Perchè dietro questa domanda, c'è la vita e la morte.
Unite, insieme, come sempre sono state.
Perchè la medicina di oggi è: difendersi dalle denuncie, è fare cose contro senso, è valutare il particolare senza vedere tutto quello che ci sta attorno, è tirare avanti come se fosse sbagliato fermarsi e chiedersi: "ma cosa cazzo stiamo facendo?".
Sono uscito da quella stanza con l'assoluta convinzione che quell'uomo abbia fatto la cosa giusta.
Ha dato un insegnamento straordinario a tutti quelli che volevano porsi come "curanti" dando una lezione di buon senso, di assoluta accettazione di quello che prima o poi succede, ovvero morire.
Ha preso per mano la sua vita e l'ha condotta dove voleva Lui.
un'ultima volta
charlieboy

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