mercoledì 11 gennaio 2012

to reason

Ritorno a discutere sullo stesso argomento. Con la stessa persona.
Su cose che la riguardano.
E lei non discute. Rilancia. Spara a zero. Mette in discussione l'amicizia.
A questo punto mi chiedo se davvero ci sia alla base amicizia.
O qualcos'altro. Non ricambiato.
Trattandosi di uomo e donna, è la dinamica più vecchia del mondo.
Ricambiare amicizia a un qualcosa che non lo è. O forse a qualcosa che "scende di tono" sino ad arrivare ad assumere una sembianza che assomiglia all'amicizia.
Personalmente non ho idea se l'amicizia esista o meno. Segnali a riguardo ne ho avuti.
E non sono molto incoraggianti.
La mia diffidenza (costruita, abbracciata e adottata durante l'adolescenza) non rende sicuramente l'argomento facile da affrontare.
Amicizia è un gesto di fiducia verso gli altri. Si ma anche un gesto di fiducia verso se stessi.
E' peggio "pigliarlo nel culo" da una persona oppure è peggio capire di aver sbagliato?
Non è facile rispondere. Nel primo caso ci si aggrappa al "dovevo sospettarlo" nel secondo caso c'è poco da aggrapparsi perchè una soluzione è sempre possibile. C'è da sapere analizzare le cose. C'è da saper chiedere scusa.
Io non sono particolarmente bravo nei rapporti umani (non mi crogiolo dicendolo) ma sicuramente sono migliorato in questi ultimi anni. Sono migliorato perchè c'è stata una revisione critica di quello che sono io. Ci sono stati un mucchio di perchè e tanti tentativi di rispondere.
C'è stata, e c'è la volonta' di imparare ad argomentare, a discutere.
Cosa che purtroppo non ho avuto d'esempio in casa. Mio padre rinchiuso nei suoi silenzi. Mia madre a macinare parole e vittimismo. Mia sorella a spada sguainata a difendere le sue posizioni e io che facevo tutto in punta di piedi, pensando che sbilanciarmi potesse portare chissà quale catastrofica conclusione.
E' così che ho passato la mia adolescenza, periodo difficile, e che oltretutto non ricordo nemmeno volentieri, proprio per queste continue tensioni, questi ciclici conflitti, che si esacerbavano alla domenica (ad orario di pranzo, puntuali come un orologio), silenzi, rancori. Lì hanno attecchito tante cose, che sto cercando di lavarmi via, lì è nata la paura della discussione, del parlare, dello spiegarsi.
Incosapevolmente gli ho attribuito solo un parere negativo, quando invece è tutt'altro. E' momento di crescita. Scambio. Soluzione. Distensione. Pace.
Queste cose le ho imparate dopo. Per questo ci credo così profondamente.
Per questo mi ferisce non riuscire ad argomentare con una persona che, forse a torto, definisco amica.
Quotidianamente, senza che succeda nulla di strano, mi sembra che questi piccoli particolari scartavetrino la superficie del mio cuore.  Ne esita un dolore sordo, non ben definito, non forte e non ben localizzato.
Un compagno di viaggio discreto. Che pretende risposte.
che pretende attenzione.
charlieboy

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